Rivoluzione dell’intelligenza artificiale nel mondo dei dipendenti pubblici

Le prospettive di sviluppo dell’intelligenza artificiale dividono il pubblico impiego italiano in due gruppi ben distinti. Da un lato, una quota consistente di dipendenti pubblici potrà beneficiare di questa tecnologia per migliorare e arricchire il proprio lavoro. Dall’altro lato, una fetta significativa di dipendenti rischia di essere completamente sostituita nelle proprie mansioni, con il rischio concreto di perdere il posto di lavoro a favore dell’intelligenza artificiale.

I due diversi gruppi di dipendenti pubblici

Il primo gruppo comprende coloro che svolgono mansioni più creative e ad alto contenuto, come dirigenti, insegnanti, ricercatori, funzionari con ruoli direttivi, architetti, ingegneri e professionisti della sanità. Il secondo gruppo è formato da dipendenti con mansioni meno specializzate, che svolgono compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere presto automatizzati in parte.

Implicazioni dell’intelligenza artificiale nel pubblico impiego

I risultati di un’indagine presentata al Forum Pa 2024 evidenziano le molteplici implicazioni derivanti dall’implementazione diffusa delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Queste implicazioni coinvolgono aspetti economici, con promesse di aumentare produttività e valore aggiunto in molti ambiti del servizio pubblico, ma anche aspetti sociali, poiché l’IA potrebbe rendere obsoleti ruoli poco creativi sia nel settore privato che nella pubblica amministrazione.

La necessità di una riforma strutturale nel pubblico impiego

L’evoluzione dei rapporti di lavoro nel pubblico impiego renderà importante la transizione verso l’adozione dell’intelligenza artificiale, portando a significative modifiche nel panorama dell’occupazione e delle assunzioni. Secondo Gianni Dominici, CEO di Fpa, “l’impatto dell’IA nella pubblica amministrazione si farà sentire in termini qualitativi e quantitativi, intensificandosi con il progresso tecnologico”.
Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa, sottolinea l’importanza di una riforma strutturale della pubblica amministrazione, con un focus sulla revisione dei processi formativi per sviluppare competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e soft skills.

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