Nel novembre 2022 la chiesa di San Giovanni a Carbonara ha riaperto al pubblico dopo un lungo restauro, suscitando grandi aspettative legate al turismo culturale in un’area storicamente ricca ma spesso trascurata. Tuttavia, a distanza di tempo, l’entusiasmo iniziale sembra svanito, lasciando spazio a un triste panorama di degrado e abbandono. Gli attori locali e le istituzioni sono ora chiamati a un urgente intervento per preservare non solo la chiesa, ma anche il contesto in cui si inserisce, fondamentale per la storia e l’identità di Napoli.
Degrado e abbandono: il triste stato della chiesa e del chiostro
Una chiesa ricca di storia
La chiesa di San Giovanni a Carbonara, risalente al XIV secolo, è uno dei monumenti più rappresentativi della Napoli medievale. Con la sua architettura affascinante e i preziosi affreschi, rappresenta un importante punto di riferimento culturale per la città. La riapertura dell’edificio al pubblico aveva suscitato l’interesse degli operatori turistici e dei residenti, che speravano in un rilancio dell’area circostante, nota per la sua ricca eredità storica. Tuttavia, le speranze sono state disattese, poiché la chiesa, pur ristrutturata, si trova circondata da un contesto di degrado e insicurezza.
Il chiostro in stato di abbandono
Come parte della chiesa, il chiostro di San Giovanni a Carbonara è stato chiuso per anni e si trova in un grave stato di abbandono. Un tempo luogo di relax e contemplazione, il chiostro è ora diventato un rifugio per senzatetto e tossicodipendenti. Questa situazione ha portato a un ulteriore deterioramento dell’immagine del sito, scoraggiando i turisti che vorrebbero visitarlo. La chiusura del chiostro non solo limita l’accesso a un patrimonio culturale importante, ma contribuisce anche a un senso di insicurezza tra i residenti e i visitatori.
L’inadeguatezza delle misure di intervento da parte delle istituzioni
Tentativi di recupero
Negli ultimi mesi, sono stati fatti alcuni sforzi da parte delle autorità locali per fronteggiare la situazione di degrado attorno alla chiesa e al chiostro. Tuttavia, questi tentativi si sono rivelati insufficienti, come denunciato dagli operatori turistici locali. Il presidente di Abbac Campania, Agostino Ingenito, sottolinea la necessità di un intervento più deciso da parte dell’amministrazione comunale per tutelare questo prezioso patrimonio. Le misure temporanee, come la transennazione degli accessi, si sono dimostrate inefficaci e insufficienti a dissuadere i frequentatori indesiderati.
Il ruolo dell’Agenzia del Demanio
Per fronteggiare la situazione, l’Agenzia del Demanio ha avviato un progetto per affidare il chiostro a privati, prevedendo un investimento di 550.000 euro da parte della società Dedalo. L’obiettivo è di trasformare la struttura in un centro eventi a scopo sociale. Tuttavia, ad oggi le opere di recupero non sono ancora partite, lasciando un vuoto che continua a influenzare negativamente la fruizione della chiesa e delle sue immediate vicinanze.
Le voci del territorio e il desiderio di cambiamento
Le testimonianze dei cittadini
Numerosi cittadini e attivisti locali esprimono la loro frustrazione di fronte a una situazione che sembra non migliorare. Alfredo di Domenico, attivista molto attivo in zona, racconta di essersi imbattuto in turisti, sorpresi e delusi dalla condizione del chiostro, che dovrebbero invece trovare riparo in un contesto di bellezza storica. La percezione di impotenza è palpabile, mentre il desiderio di riaffermare l’importanza culturale di San Giovanni a Carbonara e del suo chiostro aumenta.
Un appello alla partecipazione collettiva
L’appello lanciato non riguarda solo le istituzioni, ma coinvolge anche la comunità locale e gli operatori del settore. Un forte coinvolgimento civico è essenziale per far sentire la propria voce e richiedere un intervento rapido e incisivo. La comunità è invitata a unirsi per sensibilizzare l’opinione pubblica e portare alla luce una situazione che necessita di attenzione immediata. La salvaguardia del patrimonio storico di Napoli non è solo compito delle autorità, ma un obiettivo collettivo che richiede uno sforzo condiviso.