Un drammatico episodio è avvenuto all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove una donna di 87 anni è stata tenuta legata a un letto per venti giorni. La notizia, portata alla luce dai familiari della paziente, mette in luce una situazione di maltrattamento all’interno di una struttura sanitaria. L’87enne, ricoverata d’urgenza per problemi neurologici legati all’Alzheimer, ha vissuto momenti di grande sofferenza e umiliazione, suscitando interrogativi sul trattamento dei pazienti vulnerabili in ospedale.
Descrizione del ricovero della paziente
Un malore improvviso e il ricovero d’urgenza
La storia della signora inizia con un malore improvviso a marzo di quest’anno, che ha reso necessario un ricovero urgente. Trasportata presso il pronto soccorso della clinica La Schiana di Pozzuoli, la paziente ha mostrato sintomi preoccupanti, come l’ingiallimento della pelle. La figlia, M.D., ha raccontato come la madre, che fino ad allora aveva vissuto tra la propria abitazione e una struttura riabilitativa, fosse affetta da Alzheimer, ma le sue condizioni generali non avrebbero giustificato una simile attenzione al contenimento fisico.
Un giorno, durante una visita, M.D. ha scoperto la madre legata al letto. I sanitari hanno spiegato che la paziente si dimenava e tentava di staccarsi dall’accesso venoso, un comportamento considerato rischioso. Tuttavia, la figlia sottolinea come in tutte le precedenti esperienze non fosse mai stata necessaria l’adozione di tali pratiche, da lei descritte come “metodi che di fatto sono come torture”.
Le condizioni della paziente durante il ricovero
Una vita di sofferenza e umiliazione
La denuncia dei familiari si concentra non solo sul trattamento riservato alla paziente, ma anche sulle condizioni di vita generali durante il ricovero. In base al racconto della figlia, la madre non sarebbe stata nutrita in modo adeguato durante il periodo in cui è stata legata, perdendo circa dieci chili. La donna, immobilizzata e incapace di muovere le mani, ha avuto difficoltà a idratarsi, tanto che la figlia ha cercato di aiutarla a bere acqua, senza alcun supporto da parte del personale medico.
M.D. ha anche notato lividi sui polsi e sulle caviglie della madre, provocati dalle fasce utilizzate per legarla. L’immagine della donna su una sedia a rotelle, sottoposta a un trattamento che la figlia ha descritto come “inaccettabile”, rappresenta un evidente campanello d’allarme riguardo la gestione della cura dei pazienti vulnerabili all’interno della struttura ospedaliera.
L’appello alla responsabilità e la lotta per la verità
Una storia di dolore e giustizia
Il duro racconto della figlia di M.D. rivela la necessità di una riflessione profonda sui diritti dei pazienti, in particolare per quelli affetti da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La donna ha espresso il desiderio di far conoscere la situazione vissuta dalla madre affinché episodi simili non ci siano mai più. “Ne parlo ora perché lei era impaurita”, ha dichiarato, aggiungendo il timore che la madre avrebbe potuto subire ulteriori maltrattamenti in caso di un nuovo ricovero.
Purtroppo, la signora è deceduta tre mesi fa, e il ricordo di quanto accaduto in ospedale peserà sempre sulla coscienza di chi ha assistito a una tale situazione. La denuncia serve a far emergere problematiche che riguardano non solo il caso specifico, ma intere pratiche sanitarie che necessitano di riforma e maggiore attenzione verso i pazienti. Le famiglie richiedono maggiore trasparenza e rispetto dei diritti dei malati, affinché il sistema sanitario possa garantire cure dignitose a tutti i suoi affetti.