Scioperi a Pozzuoli e Rimini: lavoratori oppose a chiusure di Metro Italia nella bufera

Le recenti proteste dei lavoratori contro i licenziamenti annunciati da Metro Italia stanno attirando l’attenzione non solo delle istituzioni locali ma anche dell’opinione pubblica. In particolare, le agitazioni si sono intensificate nei punti vendita di Pozzuoli e Rimini, dove i dipendenti hanno intrapreso uno sciopero a sostegno dei loro colleghi. La questione si inserisce in un contesto di forti preoccupazioni riguardo al futuro occupazionale di circa 140 famiglie e alla sostenibilità economica delle operazioni della società.

La mobilitazione dei lavoratori

Lo stato di agitazione ha preso piede all’esterno dei punti vendita di Metro Italia situati in Via Campana a Pozzuoli e in Via Tolemaide a Rimini. I lavoratori hanno continuato a mantenere alta l’attenzione fuori dai cancelli, anche durante l’ultimo giorno del mese di ottobre. Lo scenario all’interno del negozio di Pozzuoli era eloquente: luci accese e scaffali pieni, ma corridoi desolatamente vuoti a causa della mobilitazione. La presenza di manifestanti ha attirato il supporto di numerosi passanti, amplificando la risonanza della protesta.

Nel corso della seconda giornata di sciopero, vari esponenti politici sono intervenuti per esprimere la loro solidarietà. Tra questi, l’onorevole Antonio Caso e Francesco Emilio Borrelli, e l’assessora Titti Zazzaro del Comune di Pozzuoli, nonché rappresentanti di Sinistra Italiana. Queste figure politiche hanno manifestato il loro impegno per creare un tavolo di discussione con il prefetto e le parti sociali, mirando a tutelare le circa 100 famiglie coinvolte e l’intero indotto lavorativo.

Il consigliere Rosario Andreozzi, presente alla manifestazione, ha fatto sapere che si sta tentando di coinvolgere anche il sindaco Manfredi per affrontare il problema altrimenti potrebbe prospettarsi una situazione critica per la comunità. Tra i politici, anche il segretario provinciale di Sinistra Italiana, Stefano Ioffredo, ha promesso di portare la questione in Parlamento, con l’intento di analizzare nel dettaglio le dinamiche economiche e le scelte aziendali di Metro Italia.

Le ragioni dietro la chiusura

La decisione di chiudere i punti vendita di Pozzuoli e Rimini, annunciata lo scorso 19 settembre, ha colto di sorpresa i dipendenti e suscitato un forte malcontento. I rappresentanti sindacali hanno fatto presente che, nonostante l’asserita necessità di chiusura, Metro Italia ha recentemente comunicato l’apertura di nuovi store in altre località italiane, sollevando interrogativi sulle reali giustificazioni economiche alla base della crisi. La Rsa Uil Tucs, tramite Tiziana Tramontano, ha evidenziato come i dati forniti dall’azienda a sostegno della decisione siano considerati incompleti.

Riguardo al punto vendita di Pozzuoli, le stime indicano che circa 100 persone, incluse quelle dell’indotto, sono a rischio licenziamento. Nello store di Rimini il numero si attesta oltre le 40 unità, ampliando il quadro drammatico di circa 140 lavoratori colpiti. Allarmati dalla notizia, i sindacati considerano questa azione come una decisione inattesa, specialmente alla luce dell’andamento positivo dell’azienda, che nel 2022 ha registrato un fatturato di 1,97 miliardi di euro, segnando un incremento del 9,4% rispetto all’anno precedente. Le vendite del gruppo METRO AG a livello globale hanno toccato i 30,6 miliardi di euro, dimostrando una solida posizione di mercato.

La situazione economica di Metro Italia

Metro Italia è nota come leader nel settore della vendita all’ingrosso e dei servizi per l’Horeca, contando 49 punti vendita distribuiti su 16 regioni italiane e circa 4.000 dipendenti. La decisione di chiudere il punto vendita di Pozzuoli, unico in grado di coprire adeguatamente l’area metropolitana di Napoli, ha suscitato domande sull’accuratezza delle valutazioni economiche fatte dall’azienda.

Secondo le comunicazioni aziendali, il negozio di Pozzuoli sta attraversando una grave crisi dovuta soprattutto ai costi elevati di locazione. Il canone annuale, pari a 2,161 milioni di euro, risulta essere più che doppio rispetto a quello di altri punti vendita simili. Questo valore corrisponde al 7,8% del fatturato del negozio, mentre la media per le strutture simili in Italia è del 3,3%. Alla luce di tali dati, la direzione dell’azienda ha giustificato la chiusura come necessaria per il mantenimento della sostenibilità economica.

Le interlocuzioni tra i rappresentanti sindacali e la dirigenza di Metro Italia sono in corso, nella speranza di trovare delle soluzioni che possano mitigare l’impatto occupazionale. Tuttavia, i lavoratori dovranno attendere un ulteriore lasso di tempo, indicativamente quindici giorni, per ottenere comunicazioni definitive riguardanti il futuro dei 65 dipendenti a rischio.

La situazione rimane di grande attenzione sia per i lavoratori coinvolti che per le istituzioni, che devono affrontare la sfida di garantire un futuro lavorativo per centinaia di famiglie mentre il dibattito sullo sviluppo economico locale prosegue con urgenza.

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Filippo Grimaldi