Nel 2023 si è osservato un trend di scioperi sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con un totale di 1.649 proclamazioni, di cui 1.129 effettivamente realizzate. Questo dato rivela una netta diminuzione rispetto alla situazione dieci anni prima, con 2.330 proclamazioni nel 2012 e 1.375 scioperi effettuati. La presidente della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, Paola Bellocchi, ha presentato questi dati nella relazione annuale.
Concentrazione nei trasporti passeggeri
Delle 1.649 proclamazioni di sciopero, ben 639 riguardano il settore del trasporto passeggeri, tra cui aereo, ferroviario, marittimo e pubblico locale, con 449 scioperi effettivamente svolti, quasi il 40% del totale. Questi dati mettono in evidenza la rilevanza di questo settore nelle proteste sindacali, indicando una forte concentrazione di scioperi in ambito locale.
Microconflitti nelle relazioni di lavoro
La Presidente della Commissione ha sottolineato l’importanza di intervenire non solo nei grandi scioperi nazionali, ma anche nei conflitti minori che interessano settori dei servizi pubblici essenziali a livello locale. Dei 1.129 scioperi effettuati nel 2023, ben 920 hanno avuto una dimensione locale, rappresentando oltre l’80% del totale. Questi conflitti sono spesso legati a questioni quotidiane legate alla gestione dei rapporti di lavoro, come la carenza di personale, la distribuzione dei carichi di lavoro e il riconoscimento di indennità.
Equilibri fragili nelle esternalizzazioni
L’introduzione di un’organizzazione dei servizi pubblici essenziali basata sull’externalizzazione ha messo a dura prova gli equilibri del sistema di relazioni sindacali. Questo fenomeno, spesso realizzato attraverso appalti al ribasso, ha generato situazioni di precarietà diffuse e ritardi nel pagamento delle retribuzioni ai lavoratori. Questo scenario ha portato a un aumento dei conflitti nel settore dell’igiene ambientale nelle regioni del Sud e nei servizi comunali esternalizzati, con la metà delle cause di dispute legate all’inadempimento degli obblighi retributivi da parte dei committenti.