In occasione dello sciopero generale del 29 novembre, i sindacati italiani Cgil e Uil hanno mobilitato circa 500mila persone in 43 piazze del paese, secondo le loro stime. Mentre le sigle confederali rivendicano un’adesione oltre il 70%, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha contestato queste cifre, affermando che la maggioranza dei lavoratori non ha partecipato all’astensione. Questo evento ha sollevato discussioni significative sulle reali motivazioni della protesta, rivelando un’ampia frattura tra le varie parti coinvolte nel dibattito.
Le dichiarazioni del governo e dei sindacati
Il ministro Matteo Salvini ha espresso scetticismo riguardo ai dati forniti dai sindacati, sottolineando che le percentuali di adesione, in particolare nei settori scolastico e postale, sono state notevolmente basse. Secondo lui, meno del 5% delle scuole ha partecipato alo sciopero, evidenziando come la stragrande maggioranza dei lavoratori abbia optato per il lavoro. Durante un’intervista radiofonica, ha sottolineato di rispettare sia i manifestanti che i milioni di italiani che hanno scelto di non aderire, ma ha messo in evidenza l’importanza del buon funzionamento dei servizi pubblici, come i trasporti, per il benessere dei cittadini.
Un altro aspetto controverso delle dichiarazioni di Salvini riguarda le tensioni avvenute in alcune città , come Torino, dove si sono verificati incidenti che hanno coinvolto la polizia e violenze simboliche, come il rogo di fotografie della premier Giorgia Meloni. Il ministro ha condannato questi comportamenti, affermando che chi incita alla rivolta sociale deve essere responsabile delle conseguenze. Infine, ha espresso preoccupazione per il numero crescente di scioperi previsti per il mese di dicembre, suggerendo che ciò possa rivelarsi un problema più politico che legato al diritto al lavoro.
Le motivazioni dietro la mobilitazione
La mobilitazione sindacale ha un fondamento piuttosto concreto, legato alla legge di bilancio recentemente presentata. Cgil e Uil hanno manifestato che le misure non riflettono le reali esigenze del paese, lasciando insoddisfatti i cittadini su temi cruciali come salari, pensioni, sanità , educazione e servizi pubblici. Il leader sindacale Bombardieri ha osservato che il mancato supporto a queste rivendicazioni mette in evidenza la divisione tra sindacati “seri” e quelli che adottano un approccio più cauto al dialogo con il governo.
Ci sono differenze significative tra le varie confederazioni sindacali, ad esempio la Cisl, che non ha sostenuto la mobilitazione e ha invece interpretato la manovra di bilancio in modo più ottimistico. Landini, un altro importante leader sindacale, ha accusato il governo di voler fomentare questa divisione, suggerendo che la differenza di opinioni tra i sindacati non dovrebbe portare a contratti “separati”, ma piuttosto a una maggiore unità e cooperazione. La tensione palpabile tra le organizzazioni sindacali e l’esecutivo è emersa con chiarezza, suggerendo un clima di conflitto sociale.
L’adesione alla protesta nei diversi settori
Dai rapporti sindacali emerge che l’adesione allo sciopero ha raggiunto livelli diversificati a seconda del settore. Nel campo metalmeccanico si è registrato un tasso impressionante di adesione, con punte del 95% all’Ast di Terni e dell’85% alla Ducati di Bologna. Anche nel settore agroindustriale, si evidenziano adesioni totali in stabilimenti come Heineken di Taranto e Sammontana di Firenze, dimostrando un forte senso di mobilitazione tra i lavoratori.
Il settore dei trasporti ha visto un’adesione elevata: nel comparto portuale si è raggiunto il 100%, con un 90% di partecipazione in DHL e UPS nelle regioni di Lazio e Lombardia. Tuttavia, il trasporto pubblico locale ha subito una gravissima limitazione a causa della precettazione operata dal ministro, che ha lasciato senza servizi diverse città , come Napoli e Milano, mentre in altre località come Torino e Cagliari si sono registrate medie di adesione molto alte.
Nella sfera educativa, i sindacati hanno segnalato che molte scuole nelle grandi città sono rimaste chiuse, contrariamente a quanto dichiarato dal Ministero dell’Istruzione, che stima partecipazioni inferiori al 6% tra gli operatori scolastici. Queste discrepanze continuano a nutrire il dibattito sullo stato del lavoro in Italia e sulle necessità urgenti dei lavoratori.