Il drammatico caso di Fortuna Loffredo riemerge a dieci anni dall’omicidio, facendo tornare alla luce una serie di conflitti tra i genitori delle vittime nel contesto del Parco Verde di Caivano. Oggi, mentre si commemora il 17° compleanno della ragazza, la madre, Mimma Guardato, chiede un luogo di sepoltura dignitoso per la figlia, mentre un acceso dibattito coinvolge i familiari di Chicca, un’altra vittima di violenza. La questione pone in primo piano le dinamiche familiari e le necessità di onorare la memoria di queste piccole vittime.
Una richiesta di dignità per Fortuna Loffredo
Il 24 giugno 2014 rappresenta una data tragica nella storia di Caivano. In quel giorno, la piccola Fortuna Loffredo è stata brutalmente assassinata, il suo corpo gettato da un balcone, dopo aver subito abusi in una realtà già segnata dalla violenza. A dieci anni dal terribile evento, la madre, Mimma Guardato, ha lanciato un appello pubblico per ottenere una degna sepoltura per la figlia. Le sue parole risuonano forti e chiari, richiedendo un cambiamento tangibile: “La mia bambina deve avere un posto esclusivo dove riposare”, ha dichiarato.
Attualmente, Fortuna riposa in una tomba condivisa con altri quattro defunti, e la madre desidera ardentemente che il corpo della figlia venga trasferito accanto a lei, a Faenza, dove vive da anni. Per Mimma, il cimitero rappresenta un luogo di memoria e di affetto, e vorrebbe che la piccola potesse trovare pace in un contesto dove la madre possa prendersene cura. La distanza geografica da Caivano contribuisce a una sensazione di impotenza che la madre prova ogni volta che torna per visitare la tomba della figlia.
Le parole e le azioni di Mimma Guardato esprimono non solo un profondo dolore, ma anche una determinazione incrollabile nel combattere affinché il desiderio di una sepoltura dignitosa non rimanga inascoltato. La volontà di mantenere vivo il ricordo di Fortuna è un aspetto fondamentale della sua lotta continua. Con il passare del tempo, le richieste di Mimma sono diventate sempre più pressanti, evidenziando quanto importante sia per lei dare alla figlia un riposo sereno.
La storia di Chicca e il conflitto con Pietro Loffredo
La vicenda si complica ulteriormente con l’emergere della figura di Pietro Loffredo, padre di Chicca, un’altra giovane vittima di violenza che ha subìto un destino simile a quello di Fortuna. Pietro, ancora residente a Caivano, ha espresso il desiderio di innalzare una cappella in onore della piccola, sottolineando l’unicità e la brutalità dell’omicidio, che, secondo lui, rappresenta un monito per la società.
Nella lettera inviata al commissario straordinario Fabio Ciciliano, Loffredo ha richiesto con fermezza di essere coinvolto in qualsiasi decisione riguardante la memoria della figlia. La richiesta di consultazione è motivata da un profondo legame affettivo, una necessità di rappresentare adeguatamente il ricordo di Chicca, morta tragicamente a soli sei anni. Pietro chiarisce che la memoria della bambina riguarda entrambi i genitori, e quindi è essenziale che vengano rispettate le sensibilità di tutte le parti coinvolte.
Il desiderio di Pietro di onorare Chicca non si ferma alla creazione di un luogo di sepoltura. Il padre, assistito dai legali Sergio e Angelo Pisani, sostiene che una cappella in Caivano potrebbe fungere da simbolo di speranza per i genitori di altre vittime. Questo spirito di commemorazione è descritto come un passo necessario per combattere l’oblio e la violenza che ha colpito la comunità.
Le divergenti opinioni dei genitori e la lotta per la memoria
La tensione tra Mimma e Pietro è palpabile e riflette un conflitto più ampio legato alla memoria e alla giustizia. Mentre Mimma sostiene con fervore che Chicca debba rimanere accanto a lei, Pietro ribatte che il luogo di sepoltura deve essere a Caivano, dove la bambina ha vissuto e dove la comunità può onorare la sua memoria. L’approccio di Mimma è incentrato sull’importanza del legame madre-figlia, mentre Pietro si concentra sulla necessità di creare un simbolo visibile per tutti.
Mimma ricorda con tristezza che, secondo lei, Pietro non ha mai mostrato un reale interesse per Chicca, dicendo: “Da quando è morta mia figlia lui non è mai andato al cimitero”. Questa accusa evidenzia un contesto di zelo e proprietà della memoria da parte di Mimma, la quale non intende lasciare nulla di intentato pur di garantire che il ricordo di Fortuna rimanga vivo. La madre è determinata a combattere per la verità e la dignità della sua bambina, sentendosi pronta a intraprendere azioni legali come necessità di aggiungere peso alla sua lotta.
Mentre queste vicende si svolgono in un contesto di forte emotività, ciò che risalta è la necessità di affrontare e rispettare i diritti e i desideri di entrambi i genitori. La storia di Fortuna e Chicca è, in fin dei conti, una tela di conflitti, memorie e la ricerca di un giusto posto per riposare, evidenziando le ingiustizie e le ferite mai rimarginate.