Un’operazione della Guardia di Finanza ha rivelato un business illecito che ha coinvolto un’istituto di recupero anni scolastici e diversi enti privati. La Da Vinci School di Bologna, specializzata nel recupero degli studi, è accusata di aver truffato gli studenti con tasse d’esame fino a 6mila euro per ottenere diplomi falsi. La questione ha sollevato interrogativi sull’integrità del sistema formativo e sulla legalità delle pratiche utilizzate in alcune scuole private campane e abruzzesi.
La Guardia di Finanza ha avviato perquisizioni in diverse sedi di Bologna e in altre regioni italiane, portando alla luce un sistema sofisticato di frode scolastica. Circa venti agenti sono stati mobilitati per eseguire i controlli, che hanno portato al sequestro di conti correnti e dell’immobile in cui si svolgevano i corsi. Questa massiccia operazione ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, rivelando le modalità attraverso cui la Da Vinci School operava.
A fronte di ingenti somme versate dagli studenti, la scuola garantiva loro la possibilità di sostenere gli esami di maturità in istituti paritari lontani, creando una rete di contatti con strutture in Campania e Marche. Le indagini hanno scoperto come gli studenti fossero incentivati a pagare nella forma di “tasse d’esame”, i cui proventi venivano redistribuiti per garantire la loro promozione, creando un intricato sistema di illeciti.
Uno degli elementi più gravi emersi dall’indagine riguarda l’uso di false attestazioni di residenza e certificati di alternanza scuola-lavoro. Questi documenti servivano a facilitare l’accesso degli studenti a esami di maturità in luoghi non corrispondenti alla loro residenza effettiva, in palese violazione della normativa vigente che prevede che gli esami siano sostenuti nella città di residenza degli studenti.
Gli studenti, ingannati dalla prospettiva di una facile promozione, firmavano moduli in bianco che permettevano all’istituto di gestire a proprio piacimento le pratiche burocratiche. La scuola utilizzava metodi fraudolenti per garantire che gli studenti superassero gli esami, approfittando della loro necessità di recuperare anni scolastici in modo accelerato e conveniente.
L’operazione ha portato alla luce un totale di sette persone fisiche sotto indagine, accusate di associazione per delinquere finalizzata al falso e alla corruzione. La Procura potrà ora avviare procedimenti penali, valutando la gravità delle irregolarità riscontrate. Le indagini, già in fase avanzata, prevedono ulteriori accertamenti sui titolari delle scuole coinvolte e sull’operato delle tre società gestionali.
L’inasprimento delle indagini solleva interrogativi sul sistema educativo in Italia, in particolare nei confronti delle scuole private che operano senza controlli sufficienti. La questione mina la fiducia delle famiglie nel sistema formativo e mette in discussione la qualità dell’istruzione fornita a chi cerca di recuperare anni persi. Inoltre, l’operato di scuole poco scrupolose rischia di danneggiare non solo gli studenti coinvolti ma anche l’immagine di istituzioni educative legittime.
L’indagine continua a svilupparsi e si prevede che nuovi dettagli emergeranno, delineando un quadro sempre più complesso riguardante il traffico illecito di diplomi e le mancanze all’interno del settore dell’istruzione privata in Italia.