
sequestro record di 294 milioni a un imprenditore legato al riciclaggio della camorra in italia, un passo importante nella lotta alla criminalità organizzata nel 2025
Un’importante operazione contro il riciclaggio della camorra è stata recentemente condotta dalle autorità italiane, con il sequestro di beni per un valore complessivo superiore ai 294 milioni di euro. Questa significativa confisca, avvenuta nel dicembre 2022, è stata attribuita ad Antonio Passarelli, un imprenditore di Napoli accusato di gestire fondi illeciti provenienti da diversi clan camorristici. Le indagini, portate avanti dal Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno svelato un complesso sistema di riciclaggio.
Confisca e beni sequestrati
Il Tribunale di Napoli, attraverso la sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione, ha emesso un provvedimento di confisca di primo grado che ha interessato un ampio assortimento di beni. Tra questi si trovano 18 società , 9 autoveicoli, 21 rapporti finanziari e ben 631 immobili e terreni. Questi beni sono distribuiti in varie province italiane, tra cui Bologna, Ravenna, Napoli, Benevento, Caserta, Latina, Sassari e Campobasso. La vastità dell’operazione sottolinea l’impegno delle autorità nel combattere le infiltrazioni mafiose nell’economia legale.
Il ruolo di Passarelli e i clan coinvolti
Secondo le indagini, Passarelli ha ricoperto un ruolo centrale nella gestione del denaro sporco proveniente da vari clan camorristici, tra cui i Mallardo, i Di Lauro, gli Scissionisti, i Puca, gli Aversano, i Verde e i Perfetto. I fondi illeciti sono stati principalmente investiti nel settore immobiliare, ma anche in altre attività commerciali in diverse regioni italiane, come Emilia Romagna, Campania, Lazio, Sardegna e Molise. Questo ampio raggio d’azione ha complicato il compito delle autorità nel monitorare e fermare le operazioni illecite.
Le indagini e le irregolarità fiscali
Le indagini, condotte dai Nuclei PEF della Guardia di Finanza di Napoli e Bologna, hanno rivelato non solo pratiche di fittizia intestazione di beni, confermate da una sentenza di condanna definitiva, ma anche una sistematica attività di evasione fiscale. Ingenti somme di denaro sono state reinvestite in operazioni commerciali ed edilizie. Gli inquirenti hanno notato una chiara sproporzione tra i redditi ufficiali di Passarelli e del suo nucleo familiare rispetto ai beni posseduti, un evidente segnale di attività illecite.
Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia, evidenziando l’efficacia delle forze dell’ordine nel contrastare il riciclaggio e le infiltrazioni mafiose nell’economia legale.