La Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti della Idav spa, accusando l’azienda di commettere gravi illeciti ambientali. Già in passato oggetto di simili provvedimenti, la società è sotto inchiesta per illeciti sversamenti di reflui industriali e gestione dei rifiuti non conforme. Il provvedimento è stato emesso per rinforzare le indagini e prevenire ulteriori danni all’ambiente, a tutela della salute pubblica.
Accuse e contestazioni nei confronti della Idav
Le accuse formulate dalla Procura nei confronti di Idav sono consistenti e riguardano molteplici violazioni normative. Tra queste, l’illecito sversamento di reflui industriali, emissioni non autorizzate di fumi in atmosfera, abusi edilizi, gestione inadeguata dei rifiuti e impedimento del controllo da parte delle autorità . Situata a Striano su un’area di 81.000 metri quadrati, l’azienda produce e commercializza diversi prodotti dolciari con il marchio Ambrosio, posizionandosi sia nel mercato nazionale che internazionale con una forza lavoro di oltre cento dipendenti.
La Procura di Torre Annunziata, coordinata dal pubblico ministero Nunzio Fragliasso, ha richiesto il sequestro dei beni aziendali per evitare un aggravamento della situazione, data la gravità delle accuse e il precedente storico di episodi simili. L’impatto ambientale e le potenziali conseguenze di tali attività illecite giustificano quindi l’azione legale intrapresa.
Dettagli sull’inchiesta e la gestione dei reflui
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico con il supporto dell’Arpac, hanno rivelato pratiche di gestione dei reflui estremamente dannose. Secondo quanto emerso, le acque residue derivate dai processi di lavorazione e pulizia dei piazzali venivano sversate nel canale Rio Foce, un affluente del fiume Sarno, tramite bypass creati sotto la pavimentazione esterna. Questo sistema, secondo la Procura, ha comportato l’immissione di sostanze altamente inquinanti quali idrocarburi, solfuri, alluminio, manganese e azoto ammoniacale nei corpi acquatici e nel terreno, tutti in concentrazioni superiori ai limiti stabiliti dalla legge.
Le analisi condotte a settembre hanno inoltre dimostrato che Idav ha convogliato negli scarichi abusivi anche le acque utilizzate per la detergenza dopo l’incendio divampato nello stabilimento a luglio. L’inoffensività della gestione dei fanghi provenienti dall’impianto di depurazione è anch’essa contestata, ponendo l’azienda sotto nuova luce per quanto riguarda il rispetto delle normative.
Ostacoli alle indagini e pratiche elusive
Le indagini hanno incontrato notevoli ostacoli, complicati dal comportamento elusivo dell’amministratore dell’azienda. Secondo quanto riportato, l’amministratore avrebbe adottato misure per ostacolare le verifiche e alterare lo stato dei luoghi, rendendo complesso il lavoro degli inquirenti. Tra gli aspetti contestati ci sono anche le irregolarità in materia edilizia, tra cui la costruzione di una struttura in acciaio rivestita con pannelli coibentati, altre violazioni che si aggiungono a un quadro già gravemente compromesso.
Il provvedimento di sequestro preventivo non solo mira a bloccare queste pratiche pericolose, ma anche a proteggere l’ambiente e la salute pubblica da possibili danni irreparabili. La situazione di Idav rappresenta un caso emblematico di come le normative ambientali possano essere violate, con conseguenze che vanno ben oltre le mura di un’azienda, colpendo l’ecosistema circostante e la comunità locale.