L’industria nel Casertano si trova in una situazione drammatica, con oltre 600 lavoratori nel mirino di vertenze occupazionali che sembrano non avere soluzione. I sindacati denunciano l’assenza di interventi da parte dei parlamentari locali, evidenziando frustrazioni sia per il presente che per il futuro del territorio. Le aziende coinvolte, Jabil e Softlab, hanno scatenato preoccupazioni per la precarietà lavorativa e la mancanza di prospettive produttive.
Venerdì è stato un giorno di mobilitazione per i dipendenti delle aziende Jabil e Softlab, con manifestazioni che hanno coinvolto in totale oltre 600 lavoratori. I 200 addetti di Softlab hanno organizzato un presidio a Napoli, davanti agli uffici della Regione Campania, a partire dalle 10 del mattino. Poche ore più tardi, alle 18, i 420 dipendenti Jabil hanno tenuto una fiaccolata attraverso le strade di Marcianise, un ulteriore segnale della loro determinazione a difendere i propri diritti e la propria occupazione.
Le vertenze, collegate tra loro, si sono protratte nel tempo senza alcuna via d’uscita in vista. In particolare, i lavoratori della Jabil si trovano in una situazione di emergenza poiché la multinazionale ha comunicato la cessazione delle operazioni nel sito di Marcianise e in Italia entro marzo 2025. In assenza di un intervento risolutivo, i dipendenti sono messi spalle al muro, costretti a fronteggiare una scadenza che potrebbe portare a licenziamenti di massa.
Per i lavoratori di Softlab, la situazione è altrettanto critica. Dall’assunzione, si sono trovati costretti a vivere in una condizione di cassa integrazione continua, senza mai avviare realmente progetti produttivi. I ritardi nel pagamento degli stipendi e della cassa integrazione hanno aggravato l’incertezza sulla loro situazione, causando il timore di una imminente ondata di licenziamenti.
Le segreterie casertane dei sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm hanno lanciato l’allerta sul collasso industriale e occupazionale che sta interessando il territorio. In una nota congiunta, hanno sottolineato come le vertenze di Jabil e Softlab siano interconnesse, definendo la vertenza Jabil come “madre” di quella di Softlab. Questo legame è ulteriormente evidenziato dal fatto che i lavoratori di Softlab sono prevalentemente ex dipendenti Jabil, che in fuga dalla crisi si sono trasferiti nella nuova azienda in cerca di stabilità.
Tuttavia, le promesse di progetti produttivi da parte di Softlab sono rimaste lettera morta, lasciando i lavoratori in una situazione di incertezza simile a quella che avevano già sperimentato in Jabil. La costante richiesta di trasparenza e certezze produttive si scontra con una realtà in cui l’unico esito sembra essere quello di un persistente stato di cassa integrazione e conflitto con la dirigenza.
Inoltre, l’industria del Casertano è sotto pressione non solo a causa delle vertenze di Jabil e Softlab, ma anche a causa di una crisi più ampia che investe le aziende dell’indotto automotive. Le scelte strategiche dell’azienda Stellantis hanno avuto ripercussioni deleterie nel settore, coinvolgendo un ulteriore milione di lavoratori in una spirale di crisi che colpisce anche il Casertano.
La situazione è aggravata dall’apparente immobilismo politico. I sindacati hanno espresso dure critiche nei confronti delle istituzioni locali e dei parlamentari eletti sul territorio, ritenendo che non siano stati compiuti sufficienti sforzi per tutelare i diritti dei lavoratori e risolvere le vertenze in corso. Nonostante le continue denunce e appelli da parte dei lavoratori, la loro vita lavorativa e personale resta segnata da incertezze e tensioni, senza che le istituzioni intervengano in modo efficace.
Questo clima di sfiducia si intensifica con la constatazione che, nonostante l’allerta sia stata ripetutamente lanciata, le risposte da parte della politica non si sono concretizzate in azioni tangibili. I lavoratori continuano a vivere nella precarietà, mentre il futuro dell’industria nel Casertano sembra appeso a un filo, lasciando molti a interrogarsi su quale sarà il destino occupazionale del territorio nei prossimi anni.