L’emergenza abitativa a Napoli continua a destare preoccupazione, in particolare tra i residenti delle Vele di Scampia. Nel programma L’Aria Che Tira, condotto da David Parenzo su La7, è stato presentato il dramma degli abitanti in graduatoria per alloggi popolari, costretti a prepararsi per gli sgomberi previsti entro novembre. Nonostante gli sforzi del Comune, le famiglie colpite si trovano ad affrontare il rischio di una vita senza dimora, aggravato dalla stigmatizzazione sociale associata al loro quartiere.
La Vela Rossa, dove Parenzo ha incontrato Gianni, rappresenta solo una delle tante situazioni tragiche che caratterizzano Scampia, quartiere storicamente segnato da problematiche sociali e urbanistiche. Gianni, padre di tre figli e lavoratore nel settore della ristorazione, racconta come, nonostante un’occupazione stabile e un reddito di 1500 euro al mese, non riesca a trovare un’abitazione affittabile. Questa situazione evidenzia un paradosso inquietante: sebbene esista un contributo economico offerto dal Comune di Napoli, risulta insufficiente per superare le barriere alla locazione a causa della reputazione associata al quartiere.
La vicenda di Gianni è emblematicamente rappresentativa. Ha vissuto per molti anni nella Vela Rossa dopo aver lasciato la Sanità e, nonostante una sentenza a suo favore, ora si ritrova nel limbo dell’incertezza abitativa. La paura di ritrovarsi in strada, senza possibilità di accedere a una nuova sistemazione, affligge non solo lui ma anche molte altre famiglie di Scampia. Gli sgomberi, previsti a breve, promettono di aggravare una situazione già precaria per centinaia di residenti.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla stigmatizzazione sociale. Come evidenziato da Gianni, gli inquilini delle Vele portano un “marchio orribile” agli occhi dei proprietari immobiliari, rendendo difficile qualsiasi trattativa per l’affitto. Il pregiudizio contro chi proviene da questa zona di Napoli non fa che aumentare l’ansia e l’insicurezza delle famiglie. La testimonianza di Gianni si fa ancora più toccante quando menziona le sue tre figlie, una delle quali è vittima della violenza della camorra.
Occorre sottolineare che i residenti non si limitano a lamentarsi della loro condizione; chiedono attivamente soluzioni concrete. Gianni suggerisce che la Chiesa potrebbe contribuire mettendo a disposizione immobili confiscati alla camorra, trasformando così un patrimonio donato per il bene comune in opportunità per chi è in difficoltà. Queste proposte, se adottate, potrebbero alleviare in parte il carico sociale e finanziario a cui è sottoposto il Comune di Napoli.
Le testimonianze degli altri residenti corroborano l’urgenza di un intervento tempestivo. Una donna con cinque bambini ha dichiarato: «Non riesco a trovare casa perché sono delle Vele». Altre voci, come quella di Emanuele, esprimono il timore di una vita in condizioni di emergenza, con la previsione di trovarsi a vivere in tende presso Palazzo San Giacomo.
Il dibattito in studio si anima, con esperti e politici che discutono le possibili strategie da attuare per affrontare questa crisi. La questione centrale rimane quella della responsabilità dei proprietari immobiliari nei confronti di chi potrebbe diventare un inquilino affidabile se le condizioni fossero favorevoli. «Se queste persone lavorano e possono pagare, perché non affittargli casa?», incalza Parenzo, sfidando le convenzioni sociali che stanno ostacolando la reintegrazione abitativa dei residenti delle Vele.
Con la scadenza di novembre che incombe, il destino di centinaia di famiglie è appeso a un filo. La lotta per una casa dignitosa e un futuro sicuro continua, e le voci dei residenti di Scampia rimangono un appello urgente a una società che sembra averli dimenticati.