La figura di San Giuseppe Moscati, medico e santo molto amato a Napoli, è ora al centro di una controversia che mette in luce non solo gli aspetti legati alla memoria di questo importante personaggio, ma anche i problemi di degrado urbano e le tensioni sociali nella città. La vicenda è iniziata con lo sgombero coatto di otto famiglie da un palazzo di via Cisterna dell’Olio, che ha sollevato un acceso dibattito tra residenti, amministrazione comunale e associazioni locali.
San Giuseppe Moscati, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1987, è un simbolo di altruismo e servizio nella comunità. Medico di grande rinomanza, dedicò la sua vita all’assistenza ai malati, unendo competenza professionale e profonda fede. Moscati visse e lavorò in un contesto sociale complesso, compiendo atti di carità nei confronti dei meno fortunati. Oggi, la sua eredità spirituale e umanitaria risplende nella Chiesa del Gesù Nuovo, dove è sepolto e dove confluiscono visitatori e fedeli.
Il palazzo di via Cisterna dell’Olio 10, dove San Giuseppe ha vissuto, venne riconosciuto come un luogo di importanza storica e religiosa, tanto che nel 2003 fu posta una lapide commemorativa in suo onore. Questo edificio, un tempo simbolo di cura e carità, ora si trova in una situazione precaria.
Dal febbraio 2023, l’accesso al palazzo è stato sbarrato dopo lo sgombero coatto di otto nuclei familiari, avvenuto con l’intervento di circa 100 poliziotti in tenuta antisommossa. Le autorità comunali hanno giustificato l’operazione sostenendo che il palazzo fosse a rischio crollo, ma gli ex abitanti contrattaccano, affermando che perizie tecniche dimostrano l’assenza di pericoli. Le sue origini storiche come luogo di cura e supporto per i bisognosi si scontrano così con una realtà di emergenza abitativa.
Le famiglie sgomberate lamentano di non aver potuto prelevare effetti personali e documenti essenziali, creando uno stato di ansia e incertezza. Dall’altro lato, il Comune sostiene che il ritardo nei lavori di ristrutturazione sarebbe addebitabile alla mancata riconsegna delle chiavi da parte dei residenti. Queste divergenze hanno portato a una situazione di stallo, favorendo la proliferazione di tensioni sociali e di degrado.
Dopo lo sgombero, il palazzo di via Cisterna dell’Olio ha subito un veloce processo di degrado. Oggi, l’ingresso dell’edificio è occupato da cassonetti della raccolta differenziata, un’immagine che stride profondamente con la storia di cura e umanità legata a San Giuseppe Moscati. L’ex accesso del palazzo, solitamente frequentato dal santo nei suoi atti di carità, è diventato una sorta di discarica abusiva, attirando l’attenzione dei residenti e dei passanti.
Pino de Stasio, consigliere della II Municipalità, ha definito questa situazione “vergognosa”. Sul suo profilo pubblico ha lanciato un appello al Comune, all’Asìa e alla Curia per la rimozione immediata dei cassonetti, auspicando un intervento che possa restituire dignità a un luogo così significativo. Non solo, ha anche chiesto che la questione degli ex abitanti non venga dimenticata e che ci sia un chiarimento sulla legittimità dello sgombero.
La controversia attorno al palazzo di San Giuseppe Moscati potrebbe richiedere l’intervento della magistratura per fare chiarezza sui presunti abusi avvenuti durante lo sgombero. Il rientro in possesso del palazzo e il futuro dei suoi ex abitanti sono questioni spinose, che coinvolgono non solo gli aspetti legali, ma anche una riflessione più ampia sul diritto alla casa e sulla dignità umana.
L’assenza di dialogo tra amministrazione e cittadini sembra aggravare la situazione, facendo emergere problematiche di inclusione sociale e di gestione del patrimonio storico. Entrambi i lati della controversia si trovano ora a fronteggiare non solo questioni pratiche, ma anche un confronto diretto con le sorti e il rispetto della memoria di una figura che ha dato la sua vita per il bene degli altri.