Le autorità di Castel Volturno si trovano di fronte a una situazione critica riguardante il complesso di Parco Saraceno, una struttura che, per circa quindici anni, è stata simbolo di degrado e abbandono. Le famiglie residenti, molte delle quali occupano abusivamente gli appartamenti, devono ora affrontare un’ordinanza di sgombero emessa dal sindaco Pasquale Marrandino. Questo articolo esplorerà le circostanze che hanno portato a questa decisione, il contesto storico e sociale del Parco Saraceno, le condizioni di vita al suo interno e l’impatto culturale e sociale che ha avuto sulla comunità di Castel Volturno.
L’ordinanza di sgombero e le condizioni di vita
In seguito a un’ispezione dei carabinieri e dei vigili del fuoco, il sindaco di Castel Volturno, Pasquale Marrandino, ha emesso un’ordinanza che impegna circa quindici famiglie a liberare i propri appartamenti entro 48 ore. Questa decisione è stata presa dopo aver constatato la difficile situazione igienico-sanitaria e strutturale del complesso, il quale versa in condizioni di grave pericolosità per la salute e la sicurezza degli abitanti. Il sopralluogo ha definito il complesso “non fruibile“, confermando le problematiche già emerse in precedenti controlli.
La maggior parte degli attuali residenti vive in Parco Saraceno senza alcun contratto di locazione, da anni privi di un canone di affitto nei confronti della società proprietaria, la Mirabella Mare Spa, controllata dalla famiglia Coppola. Questo sconsiderato stato di cose ha creato una realtà complessa, dove gli occupanti continuano a resistere nonostante la precarietà delle condizioni abitative. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata da Pierpaolo Bruni, ha sollecitato le ispezioni, evidenziando l’urgenza di un intervento deciso da parte delle autorità locali, levando così il velo su un problema che ha afflitto la comunità per anni.
La storia di Parco Saraceno e la trasformazione da base militare a simbolo di degrado
Il Parco Saraceno un tempo ospitava le famiglie dei militari americani della base NATO di Bagnoli, attiva fino ai primi anni 90. Nei suoi anni d’oro, capitale della vita sociale e militar-politica, la struttura ha visto un inizio promettente, ma nel corso degli anni è divenuta un monumento all’abbandono. Dopo il trasferimento delle famiglie militari a Gricignano d’Aversa, il complesso è stato invaso da famiglie vulnerabili, in cerca di riparo ma costrette ad affrontare un ambiente scadente, caratterizzato da manutenzione inadeguata e abbandono.
La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla mancanza di riqualificazione dell’area, prevista inizialmente da un progetto di valorizzazione immobiliare che non ha mai visto la luce. Le promesse di un porto turistico e di infrastrutture di supporto, avanzate dalla famiglia Coppola, sono diventate un miraggio irraggiungibile, lasciando alla comunità l’eredità di una realtà in continua decadenza. I tentativi di risollevare le sorti del Parco Saraceno sono stati sistematicamente vanificati, conducendo a un ciclo di abbandono e miseria che ha generato una frattura profonda nella vita di molti cittadini.
Il degrado e le conseguenze sulle famiglie
Negli ultimi anni, Parco Saraceno ha visto una progressiva diminuzione del numero di famiglie residenti, passate da circa sessanta a una quindicina di nuclei familiari. Condizioni igieniche inadeguate, sovraffollamento e situazioni di crisi economica hanno spinto molti a cercare altre strade, mentre i controlli delle forze dell’ordine hanno contribuito a dissuadere ulteriormente la permanenza all’interno della struttura. Le famiglie rimaste affrontano una lotta quotidiana per la sopravvivenza in un contesto di emergenza sociale, dove la mancanza di risorse economiche limita drammaticamente l’accesso a beni primari e servizi essenziali.
La storia di Parco Saraceno si intreccia con quella dei migranti e dei cittadini più vulnerabili, che vi hanno trovato un rifugio temporaneo. La zona ha così accumulato un passato pesante, diventando una sorta di simbolo della lotta per la dignità in un ambiente ostile. Le famiglie rimaste, pur consapevoli della precarietà della loro posizione, si sono aggrappate a una sorta di speranza, modificando le loro vite in modi che le istituzioni locali faticano a considerare.
L’impatto culturale di Parco Saraceno
Malgrado il degrado, Parco Saraceno ha attirato l’attenzione di vari registi e produzioni cinematografiche, diventando sfondo di opere significative. La sua unicità e la crudezza della vita sono state immortalate da artisti come Romano Montesarchio, il quale ha realizzato un docu-film intitolato “Ritratti abusivi” nel 2013, contribuendo a portare alla ribalta tematiche delicate e spesso trascurate dalla narrazione mainstream. Anche Matteo Garrone ha scelto il Parco Saraceno come set per il suo film “Dogman“, mentre la seconda stagione di “Gomorra“, prodotto da Sky, ha utilizzato la zona come contesto scenico.
Queste scelte artistiche non solo hanno dato visibilità al degrado della zona, ma hanno anche avviato una riflessione più profonda sulle vite delle persone che la abitano. Le riprese hanno reso evidente la presenza di un tessuto sociale complesso, testimoniando una realtà fatta di resilienza, sofferenza e speranza. Il coinvolgimento delle produzioni cinematografiche ha contribuito a garantire che le storie di Castel Volturno e dei suoi abitanti non venissero dimenticate, portando nel contempo un barlume di attenzione verso un contesto sociale densamente stratificato.
In un territorio segnato dal dolore e dalla lotta, la saga di Parco Saraceno continua a scrivere capitoli di una storia collettiva che merita di essere raccontata e compresa.