Sicurezza negli stadi: intervento del procuratore Sergio Amato su violenza e controlli

Sicurezza negli stadi: intervento del procuratore Sergio Amato su violenza e controlli - Ilvaporetto.com

Il tema della sicurezza negli stadi torna al centro del dibattito pubblico grazie all’intervento di Sergio Amato, procuratore aggiunto di Napoli, durante la trasmissione “A Pranzo con Chiariello” su CRC, radio partner della SSC Napoli. Amato ha evidenziato non solo le difficoltà legate ai controlli effettuati agli ingressi, ma ha anche messo in luce la questione della violenza che si manifesta in contesti sportivi, sollevando interrogativi cruciali sul ruolo degli ultras e sul sistema di gestione dell’ordine pubblico.

Difficoltà nei controlli di ingresso

La gestione dell’afflusso di tifosi

Sergio Amato ha sottolineato come i controlli all’ingresso degli stadi presentino sfide oggettive. La modalità con cui i gruppi organizzati di tifosi si presentano, spesso in massa, rende complessa la gestione dell’ordine pubblico. Durante eventi molto affollati, si verifica di frequente che un gran numero di persone entri nello stadio contemporaneamente, il che rende difficile il controllo e la sicurezza per le forze dell’ordine presenti.

Questa situazione non è solo una questione legata agli eventi sportivi, ma è parte di un contesto più ampio di violenza che permea la società contemporanea. Amato afferma che non si può considerare lo stadio come un ambiente separato dalle problematiche quotidiane dei cittadini in relazione alla sicurezza. Esiste una percezione di allerta sull’incresciosa violenza che può manifestarsi nell’ambiente calcistico e, in effetti, a volte gli episodi violenti si manifestano proprio all’interno degli stadi.

La questione del termine “tifosi”

Amato ha messo in discussione l’utilizzo del termine “tifosi” per descrivere determinati gruppi che partecipano a eventi sportivi. Secondo le sue affermazioni, è inappropriato etichettare questi individui come tifosi nel senso tradizionale, poiché molti di loro non hanno l’intento di sostenere la propria squadra, ma piuttosto cercano occasione di sfogo per atteggiamenti violenti. Questa situazione richiama una riflessione culturale profonda su cosa significhi essere tifoso e su come le dinamiche di questo gruppo possano rappresentare problematiche sociali più ampie.

La violenza fuori dallo stadio

Il fenomeno spostato all’esterno

Complessivamente, demarcando un contrasto con gli anni ’80, Amato ha dichiarato che i problemi legati alla violenza negli stadi attuali sono significativamente meno gravi. Tuttavia, gli effetti di tale violenza si sono semplicemente trasferiti al di fuori delle mura dell’impianto sportivo. Quello che era una volta un problema concentrato all’interno degli stadi, ora si manifesta in altri contesti, sollevando nuove preoccupazioni per la sicurezza pubblica.

La necessità di gestire questi eventi è ulteriormente complicata dalla mancanza di adeguati mezzi e risorse tra il personale di sicurezza, come gli steward, che notoriamente non dispongono degli strumenti necessari per affrontare situazioni di emergenza. È evidente che le misure di sicurezza adottate finora, compresi alcuni protocolli mutuati dalle politiche inglesi, non hanno raggiunto gli esiti desiderati, lasciando aperta una riflessione profonda sul perché queste misure non risultino efficaci.

La presenza di elementi criminosi tra gli ultras

Amato porta anche alla luce una realtà inquietante: tra le fila degli ultras, possono trovarsi non solo tifosi comuni, ma anche individui con precedenti penali, tra cui elementi legati alla criminalità organizzata. Questo aspetto rappresenta un ulteriore livello di complessità nella gestione degli eventi sportivi e nella definizione della sicurezza. Ha evidenziato una volta di più come i rapporti di forza tra le tifoserie riescano a riflettere gli equilibri di potere camorristici della città, sebbene questo fenomeno stia perdendo vigore.

Tuttavia, la presenza continua di questi gruppi e le loro inclinazioni violente pongono interrogativi significativi sulla necessità di provvedimenti più efficaci e durevoli per gestire il fenomeno ultrà.

Critiche alla punizione collettiva

La posizione del procuratore

Infine, Amato ha espresso la sua netta contrarietà alla punizione collettiva, che coinvolgerebbe l’assenza di libertà di partecipazione a eventi sportivi per tutta una tifoseria a causa dei comportamenti violenti di alcuni gruppi. Queste misure, in sua opinione, non sono solo inefficaci ma anche culturalmente discutibili. La sua riflessione chiama in causa nuove modalità di intervento che possano garantire maggiore sicurezza senza compromettere i diritti di singoli tifosi innocenti, invitando a un ripensamento delle strategie di controllo e gestione dell’ordine negli eventi sportivi.

La visione di Amato invita a considerare un approccio più integrato e proattivo, capace di affrontare le radici sociali e culturali della violenza nel mondo del calcio, senza penalizzare i tifosi che vivono lo sport in maniera sana e rispettosa.

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