La figura del portiere spesso è avvolta da un alone di solitudine e responsabilità, ma per Simone Scuffet, attuale estremo difensore del Cagliari, ci sono anche amicizie e legami che rendono il suo cammino nel calcio più significativo. Scuffet, che a soli 28 anni porta con sé una carriera costellata di sfide e scelte importanti, ha condiviso alcune riflessioni sulla competizione tra portieri, il ruolo degli allenatori e sul suo passato, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera.
Simone Scuffet ha parlato della forte competizione presente nel ruolo del portiere, in particolare riferendosi a colleghi come Vicario, Meret, Provedel e Perisan. Nonostante siano tutti amici, la battaglia per ottenere la prima maglia è accesa. Scuffet ha sottolineato il coraggio dimostrato da Vicario, che ha scelto di scendere in Serie D per trovare spazio e continuità, sapendo di avere avversari molto validi davanti a lui. Questa scelta, lungi dall’essere vista come una caduta, è stata un passo strategico per costruire una carriera solida. La competizione tra questi talentuosi portieri non è solo un elemento di rivalità, ma anche un motivo di crescita professionale e personale.
Un altro tema affrontato da Scuffet riguarda la comprensione degli allenatori del posizionamento e delle esigenze specifiche dei portieri. Ha notato che non tutti gli allenatori si immergono completamente nel mondo dei portieri, e ha fatto riferimento a Nicola, il suo attuale allenatore, come esempio di curiosità e coinvolgimento. Secondo Scuffet, un tecnico che si avvicina e fa domande durante gli allenamenti crea un ambiente favorevole alla crescita del portiere. Questo tipo di interazione è fondamentale per creare una conoscenza reciproca che può tradursi in performance migliori sul campo. La figura del portiere, infatti, richiede una comprensione speciale delle dinamiche di squadra, ed è importante che gli allenatori si rendano conto di questo aspetto.
Scuffet ha affrontato il tema della solitudine che spesso caratterizza il ruolo del portiere, ammettendo che esiste, ma con una nota di speranza. Pur essendo una posizione nella quale è facile sentirsi isolati, il portiere fa parte di un gruppo e sa di poter contare sui compagni, così come loro possono contare su di lui. Questo aspetto di sostegno reciproco offre un senso di appartenenza importante, che allevia il peso delle responsabilità che il ruolo comporta. L’interazione con i compagni di squadra e il supporto del gruppo sono fondamentali per affrontare le sfide della professione, creando un’armonia in campo che va oltre le prestazioni individuali.
Quando gli è stato chiesto di parlare del suo rifiuto a trasferirsi all’Atletico Madrid, Scuffet ha espresso la speranza che si possa discutere di questo argomento senza entrare nel giudizio condizionante della sua carriera. Ha chiarito che la sua decisione di rimanere a Udine era motivata dal desiderio di continuare il suo percorso e nonostante le critiche ricevute, spiega che nessuno poteva prevedere che l’anno successivo si sarebbe trovato in panchina. La sua risposta riflette una certa maturità e consapevolezza riguardo alle proprie scelte, sottolineando che il calcio è fatto anche di situazioni imprevedibili che influenzano il percorso di ogni giocatore.