La Costa dei Campi Flegrei, un’area marina di grande rilevanza storica e culturale, è stata recentemente al centro dell’attenzione grazie a un’importante operazione di monitoraggio condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli. Questo intervento si è svolto il giorno di Ferragosto e ha coinvolto anche il Nucleo Carabinieri Subacquei di Napoli, nonché la Soprintendenza ABAP per l’Area Metropolitana di Napoli. L’obiettivo principale è stato quello di vigilare su una zona marina che vanta un’eredità storica unica, in linea con le misure di protezione e salvaguardia di un patrimonio archeologico di inestimabile valore.
La zona archeologica dei Campi Flegrei: storia e importanza
La Costa dei Campi Flegrei non è solo un’area marina come molte altre; rappresenta un’eccezionale testimonianza della storia romana. Questa area, che affonda le radici nell’antico Portus Julius, opportunamente situato nella storica Baia, ospita importanti reperti archeologici risalenti all’epoca dell’impero romano. Qui, nel I secolo d.C., si trovava un importante approdo navale che consentiva l’accesso a una delle flotte più potenti dell’epoca, quella di Capo Miseno. Un episodio significativo legato a questo luogo è rappresentato dalla partenza di Plinio il Vecchio, il quale, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., si recò in zona per studiare il fenomeno vulcanico, trovando purtroppo la morte in quella tragica occasione.
Oltre a questa affascinante narrazione storica, l’area è caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, che si traduce in un continuo sprofondamento della costa, stimato tra 6 e 8 metri rispetto alla linea di costa antica. Questo movimento altera la conformazione del territorio, creando sfide significative nella conservazione del patrimonio culturale e archeologico. Limitazioni naturali e dinamiche costiere richiedono misure di monitoraggio costante per garantire la sicurezza dei reperti e delle strutture antiche.
Le innovazioni nella protezione del patrimonio culturale
La vigilanza sul patrimonio archeologico sommerso della Costa dei Campi Flegrei è fondamentale per preservare l’integrità di diversi siti storici. Le operazioni di monitoraggio hanno portato alla realizzazione di un sistema di delimitazione delle aree di protezione tramite boe, che segnalano la presenza di siti archeologici e impediscono l’accesso a imbarcazioni non autorizzate. Queste misure sono state attuate per prevenire danni derivanti dagli ormeggi dei natanti, che potrebbero accidentalmente danneggiare mosaicature e resti archeologici di inestimabile valore.
Le attività di tutela comprendono anche una cooperazione continuativa tra le forze di polizia e le istituzioni culturali. L’obiettivo è quello di prevenire danneggiamenti e furti di reperti, fenomeni purtroppo frequenti in un contesto dove il traffico di beni culturali può rivelarsi particolarmente allarmante. La mappatura e il monitoraggio costante delle aree archeologiche consentono di documentare lo stato di conservazione dei resti sommersi, ponendo le basi per strategie di intervento a lungo termine.
La lotta contro l’archeomafia e il traffico illecito di reperti
Un aspetto cruciale del lavoro del Nucleo TPC di Napoli è la continua lotta contro il traffico illecito di reperti archeologici subacquei e terrestri. Queste attività illegali, definite “archeomafie”, coinvolgono organizzazioni criminali ben strutturate che si dedicano al furto e al commercio di oggetti di valore storico. L’intervento delle forze dell’ordine si concentra sulla prevenzione di tali attività, che minacciano di compromettere l’eredità culturale della Campania e dell’Italia in generale.
Il Comandante del Nucleo TPC di Napoli ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra le forze specializzate dei Carabinieri e gli organi ministeriali preposti alla cultura. Questi sforzi congiunti mirano a garantire effettive operazioni di controllo e salvaguardia della costa, compresa la mappatura dei siti archeologici e attività di sensibilizzazione per prevenire l’accesso non autorizzato. Grazie a queste iniziative, è possibile combattere il dannoso fenomeno del “tombarismo” e contribuire alla valorizzazione di un patrimonio che merita di essere tutelato e celebrato, sostenendo sia l’economia locale che il turismo culturale della zona.