La sparatoria avvenuta il 9 maggio scorso a Napoli ha causato tre feriti e ha svelato un complesso scenario di regolamenti di conti tra bande criminali. Gli investigatori della Squadra Mobile hanno identificato e arrestato il presunto colpevole, evidenziando un legame diretto con attività illecite legate ai furti. La ricostruzione dei fatti rivela non solo il profilo delle vittime, ma anche il modus operandi di una cosiddetta “banda del buco”.
Nel pomeriggio del 9 maggio, sul corso Amedeo di Savoia, un quartiere centrale di Napoli, si è consumato un violento episodio di sparatoria. Tre uomini, identificati come Gennaro Esposito , Vincenzo Grandelli e Antonio Russo , sono stati colpiti da proiettili, riportando ferite a glutei e gambe. La gravità dell’incidente ha destato allarme e, nonostante le condizioni di salute non fossero critiche, le vittime sono arrivate all’ospedale Pellegrini con mezzi propri, segno di un’auto-organizzazione anche in una situazione di forte tensione.
Le indagini iniziali hanno trovato un ostacolo significativo nella mancanza di collaborazione da parte delle vittime, che si sono rifiutate di rivelare dettagli sull’accaduto. Questo ha reso complicato per gli investigatori comprendere chi fosse l’aggressore e le motivazioni dietro la sparatoria. Tuttavia, un’analisi più approfondita del loro passato ha rivelato che tutti e tre avevano precedenti per reati contro il patrimonio, collegandoli all’operato di bande criminali specializzate in furti, note appunto come “bande del buco”.
La “banda del buco” è conosciuta per il suo modus operandi, in cui i membri si infilano nei locali commerciali e nelle abitazioni attraverso i sotterranei, rendendo complicata la loro cattura. Queste bande sono spesso formate da soggetti con storie criminali simili, come nel caso di Grandelli ed Esposito, entrambi arrestati in passato per rapine denunciate con la medesima tecnica. Questi precedenti hanno aiutato la Squadra Mobile a delineare un quadro di motivazioni che potrebbe aver portato al regolamento di conti.
Grazie alla collaborazione della Procura di Napoli, le indagini hanno continuato a dipanarsi, esaminando non solo il contesto delle vittime ma anche delle possibili rivalità nel crimine organizzato napoletano. È emerso che esisteva un quarto uomo, anch’esso oggetto delle attenzioni dell’aggressore, che è rimasto illeso a causa di un malfunzionamento dell’arma utilizzata. Questa informazione ha ulteriormente complicato il puzzle della sparatoria.
Il 14 settembre, dopo una rigorosa attività investigativa, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno identificato e arrestato il principale sospettato per la sparatoria dello scorso maggio. L’individuo, le cui generalità non sono state ancora divulgate, è stato accusato di tentato triplice omicidio e porto e detenzione di arma da sparo in luogo pubblico. L’arresto è stato eseguito in base a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla magistratura napoletana.
Il caso non rappresenta solo un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di violenza legata a bande criminali che operano nel capoluogo campano. Le conseguenze legali per il sospettato di questo violento regolamento di conti potrebbero includere una lunga pena detentiva, vista la gravità delle accuse. Le autorità locali, nel frattempo, proseguono i loro sforzi per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata che affligge la città.