Il nuovo Rapporto 2024 dell’Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market evidenzia un preoccupante incremento dello spreco alimentare in Italia, con ogni cittadino che getta via quasi 30 chili di cibo all’anno. La confusione generata dalle etichette degli alimenti, in particolare la differenza tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”, porta a scelte errate che potrebbero essere evitate. Per comprendere appieno il tema, abbiamo intervistato la nutrizionista Teresa Di Lauro, che ha fornito risposte chiare e utili sui comportamenti da adottare per limitare questo fenomeno.
Gli sprechi alimentari in Italia: un fenomeno in crescita
Negli ultimi anni, l’attenzione verso gli sprechi alimentari è aumentata, ma i dati del Rapporto 2024 rivelano un incremento dell’8% rispetto al passato. Questa situazione è allarmante poiché non solo rappresenta una perdita economica significativa per le famiglie, ma ha anche un impatto ambientale notevole. Ogni anno, circa 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate nell’Unione Europea, di cui una parte considerevole è riconducibile all’errata interpretazione delle etichette alimentari.
Le etichette “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro” sono frequentemente confuse dai consumatori. Il primo tipo indica una scadenza oltre la quale l’alimento potrebbe risultare non sicuro per la salute, mentre il secondo riguarda la qualità del cibo, suggerendo che, se conservato correttamente, potrebbe essere ancora commestibile. Tale confusione porta i consumatori a scartare alimenti che, secondo le norme di sicurezza alimentare, sono ancora sicuri da consumare.
L’educazione al consumo consapevole è quindi fondamentale. È essenziale che i cittadini comprendano le implicazioni delle diciture utilizzate in etichetta e come queste possano influenzare la loro decisione di gettare via il cibo. Un approccio più informato potrebbe contribuire a ridurre lo spreco alimentare e risparmiare non solo risorse economiche, ma anche materiali.
La differenza tra le etichette: sicurezza e qualità
La dottoressa Teresa Di Lauro spiega in dettaglio le differenze tra le etichette “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. L’indicazione “da consumarsi entro” stabilisce un limite temporale dopo il quale la sicurezza del prodotto non può più essere garantita. Questa informazione è particolarmente critica per alimenti freschi e altamente deperibili, come pesce, carne, latticini e insalate, che possono rappresentare un rischio per la salute se consumati oltre la scadenza.
Viceversa, la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” fornisce un’indicazione sulla qualità. Gli alimenti che riportano questa scritta possono essere consumati anche dopo la data indicata, sebbene potrebbero presentare variazioni di gusto e consistenza. È quindi fondamentale che i consumatori non abbiano timori eccessivi riguardo al consumo di questi alimenti, a patto che non ci siano segni evidenti di deterioramento.
Per gli alimenti confezionati e a lunga conservazione, è possibile un consumo anche prolungato oltre la data indicata, purché non vi siano segni di alterazione. Questo aspetto va tenuto in considerazione per limitare il rischio di spreco e massimizzare l’uso delle risorse disponibili.
Cibi sicuri da consumare oltre la scadenza
Secondo la nutrizionista, alcuni alimenti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data di scadenza. Tra questi ci sono riso e pasta, che, essendo secchi, mantengono le loro proprietà nutrizionali per un periodo notevolmente esteso. Le uova, se conservate correttamente, possono essere mangiate fino a tre giorni dopo la scadenza, e i legumi, sia secchi che in scatola, possono anch’essi essere consumati, previa verifica.
Alcuni alimenti come farina bianca, biscotti e yogurt, presentano margini di sicurezza più ampi rispetto a prodotti freschi. Tuttavia, è sempre consigliabile effettuare un’adeguata verifica visiva e olfattiva prima del consumo. La farina bianca, ad esempio, non essendo soggetta a irrancidimento come quella integrale, può rimanere consumabile anche dopo la data di scadenza indicata.
Fornire informazioni su come e quando consumare determinati cibi non solo aiuta a ridurre gli sprechi, ma educa anche i consumatori su una gestione più responsabile della propria alimentazione.
Cibi da evitare dopo la scadenza
Esistono, tuttavia, alimenti che devono essere evitati dopo la scadenza per il rischio di intossicazioni alimentari. I salumi, per esempio, possono sviluppare batteri pericolosi se consumati oltre il termine, e il rischio aumenta notevolmente in caso di odori sgradevoli. Anche la carne fresca è soggetta a contaminazione, con rischi come salmonella ed Escherichia coli che non devono essere sottovalutati.
I latticini freschi, a differenza di yogurt e formaggi stagionati, possono essere altamente deperibili. I succhi di frutta scaduti, così come le verdure a foglia verde, possono anch’essi rappresentare un rischio. Per questo, è fondamentale che i consumatori conoscano quali alimenti evitare e come identificare quelli che possono rappresentare una minaccia per la salute, per garantire una alimentazione sicura e responsabile.
La consapevolezza e il futuro del consumo alimentare
La dottoressa Di Lauro sottolinea che un cambiamento significativo parte dalle abitudini quotidiane, dalla pianificazione dei pasti alla corretta conservazione degli alimenti. Questo approccio non solo può ridurre l’impatto ambientale del proprio stile di vita, ma rappresenta anche un passo importante verso una maggiore sostenibilità.
Inoltre, la consapevolezza della durata degli alimenti e delle modalità di conservazione non solo protegge la salute del consumatore, ma contribuisce ad una gestione oculata delle risorse. Alcuni consigli pratici includono la pianificazione attenta dei pasti, l’acquisto mirato e il riutilizzo degli avanzi. Focalizzandosi su queste pratiche, si può contribuire a un cambiamento positivo e significativo nell’approccio collettivo verso la gestione del cibo e delle proprie scelte alimentari.