Studio Oxford-Leicester: Covid-19 causa effetti cognitivi duraturi nei pazienti nel lungo termine

Una recente ricerca condotta dalle Università di Oxford e Leicester ha rivelato importanti conseguenze cognitive legate all’infezione da Covid-19. Pubblicato sulla rivista scientifica ‘Lancet Psychiatry‘, lo studio analizza le repercussioni a lungo termine della malattia, evidenziando l’impatto sul funzionamento cognitivo e sul benessere psicologico di chi ha contratto il virus, in particolare durante la prima ondata della pandemia.

La ricerca dettagliata: metodi e obiettivi

Il campione di studio

La ricerca ha coinvolto pazienti ricoverati durante la prima fase della pandemia, sottoposti a una serie di test rigorosi per monitorare le loro capacità cognitive. Attraverso questi esami, i ricercatori hanno cercato di valutare non solo la salute mentale, ma anche le funzioni cognitive, come la memoria e le abilità logiche. Questi test hanno aiutato a creare un quadro più chiaro delle difficoltà sperimentate dai pazienti affetti da Covid-19.

Sintomi e disturbi identificati

I risultati hanno rivelato che, oltre ai noti sintomi di depressione e ansia, molti pazienti presentano anche sintomi di stanchezza e disturbi cognitivi. In particolare, è emerso un significativo deterioramento delle capacità di memoria a breve e lungo termine. L’analisi ha dimostrato che i deficit cognitivi possono manifestarsi poco dopo l’infezione e, in alcuni casi, continuare a progredire nel tempo, diventando più evidenti fino a 48 mesi dopo l’infezione.

Il legame tra Covid e quoziente intellettivo

Dati sulla riduzione del QI

Secondo le evidenze emerse dallo studio, il Covid-19 non solo provoca sintomi psichiatrici, ma ha anche un impatto diretto sul quoziente intellettivo dei pazienti. La diminuzione misurata di circa 10 punti di QI pone interrogativi importanti sulla salute a lungo termine di chi ha contratto il virus. I ricercatori evidenziano come tali deficit vengano accumulati e misurati a distanza di tempo, aprendo la strada a ulteriori indagini sul deterioramento cognitivo legato all’infezione.

Manifestazioni nel tempo

I ricercatori hanno scoperto che i pazienti iniziano a sperimentare difficoltà cognitive circa sei mesi dopo l’infezione, evidenziando una progressione significativa tra i sei e i 36-48 mesi. Questa evoluzione pone in rilievo la necessità di monitorare attentamente i pazienti a lungo termine per valutare l’effetto del Covid-19 sulle loro capacità cognitive e sull’intelligenza. È fondamentale che i medici e i professionisti della salute siano consapevoli di queste complicazioni nel gestire i pazienti post-Covid.

Sintomi psichiatrici e cambiamenti nella vita quotidiana

Impatto psicologico e decisioni lavorative

Oltre ai sintomi cognitivi, i dati rivelano che circa una persona su cinque ha sperimentato sintomi gravi di depressione, mentre un paziente su otto ha avuto a che fare con ansia significativa. Inoltre, circa un quarto dei partecipanti ha riportato stanchezza persistente, che ha influenzato negativamente le loro vite quotidiane. Non sorprende quindi che molti pazienti abbiano cercato di adattarsi a questa nuova realtà, con un quarto dei partecipanti allo studio che ha persino cambiato lavoro per far fronte ai loro deficit cognitivi.

Difficoltà nel riconoscere i sintomi

Molti pazienti hanno aperto un dialogo sulla propria condizione, riconoscendo i sintomi subito dopo l’infezione, ma non tutti sono riusciti a collegare i loro disturbi cognitivi all’episodio di Covid-19. Questa mancanza di consapevolezza mette in evidenza l’importanza di un’adeguata informazione e comunicazione riguardo agli effetti duraturi del Covid, affinché le persone possano riconoscere i segnali di allerta e ricevere supporto.

La ricerca coordinata dalle Università di Oxford e Leicester sottolinea la necessità di continuare a esplorare le conseguenze fisiche e cognitive dell’infezione da Covid-19, affinché i professionisti della sanità possano sviluppare strategie efficaci per affrontare i bisogni specifici dei pazienti.

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