Paolo Sorrentino con il suo cinema ha messo Napoli “on the map” del cinema internazionale; ecco alcuni luoghi ispirati al suo ultimo film.
Tra i registi che nell’ultimo decennio di cinema internazionale si sono distinti maggiormente non possiamo fare a meno di citare Paolo Sorrentino, criptico ed osannato.
Tra i titoli più celebri, non possiamo non citare “This must be the place” con Sean Penn ed “È stata la mano di Dio”.
Altro grande titolo è “La Grande Bellezza“, vincitore del Premio Oscar come miglior film straniero del 2013.
Con “Parthenope“, Sorrentino omaggia una Napoli poliedrica, sospesa tra mito, realtà e contraddizioni.
Il viaggio di Parthenope
Nel suo film il regista indaga sui misteri della donna e di Napoli, intrecciandoli in una narrazione esteticamente straordinaria. Il titolo stesso rimanda all’antico nome della città, richiamando il mito della sirena che fondò il primo insediamento greco. Napoli non è semplicemente uno sfondo, ma diventa protagonista della narrazione, scandendo i momenti della vita di Parthenope attraverso i suoi luoghi emblematici.
Il viaggio ha inizio con Villa Lauro, a Posillipo, dove la protagonista nasce nelle acque del golfo, creando un legame profondo col mare. L’antica villa e Villa Grotta Marina simboleggiano il lusso e la magnificenza della Napoli borghese, visibili solo dal mare, forse attraverso un tour che include snorkeling nelle acque circostanti. Gli anni ’50 riprendono vita nella Galleria Umberto e via San Carlo, spazi carichi di sensualità e fermento culturale. La vita di Parthenope si intreccia con la rinascita dopo la guerra della città, riflessa nell’eleganza e nella vitalità di questi luoghi.
Un susseguirsi di luoghi ed eventi
L’estate a Capri aggiunge un capitolo leggero e poetico alla narrazione. I Giardini di Augusto, con la vista sui Faraglioni e la via Krupp, esaltano la bellezza naturale e l’intensità dei ricordi. Ad Anacapri, la spiaggia di Punta Carena simboleggia la forza selvaggia dell’isola. Il legame di Parthenope con la conoscenza trova il suo centro nell’Università Federico II, dove diventa antropologa. Le scene ambientate nell’Aula Ovale e nello Scalone della Minerva rievocano l’importanza del sapere e della tradizione intellettuale di Napoli.
Eventi drammatici si svolgono sul Lungomare Caracciolo, che diventa il palcoscenico simbolico dell’epidemia di colera degli anni ’70, evocata attraverso un corteo funebre e un camion d’epoca. La profondità umana di Napoli emerge a Spaccanapoli, dove Parthenope esplora la vita dei bassifondi con uno sguardo imparziale, trovando bellezza nella decadenza. Al Duomo, l’incontro con il miracolo di San Gennaro e con un vescovo eccentrico rappresenta l’unione tra sacro e profano che caratterizza Napoli. La conclusione si svolge in via Partenope, durante la celebrazione per la vittoria dello scudetto del 2023. Un carro azzurro attraversa la scena, un omaggio alla passione calcistica della città.