La scomparsa di Sven-Goran Eriksson, avvenuta all’età di 76 anni, segna la fine di un’era per il calcio internazionale. L’ex allenatore, noto per le sue prestigiose esperienze in Italia e all’estero, è deceduto questa mattina nella sua residenza, circondato dall’affetto dei suoi cari. La BBC ha confermato la notizia, che ha suscitato un’ondata di commozione tra gli appassionati di calcio e il mondo sportivo.
Biografia e carriera di Sven-Goran Eriksson
Nato il 5 febbraio 1948 in Svezia, Sven-Goran Eriksson ha iniziato la sua carriera calcistica come allenatore a livello giovanile. Il suo debutto nel calcio professionistico è avvenuto con la squadra svedese dell’Ögryte IS, ma il salto di qualità è arrivato con l’incarico al Benfica nel 1982. La sua esperienza in Portogallo gli ha aperto le porte al calcio italiano, dove è approdato nel 1984 alla AS Roma. Da lì in poi, Eriksson ha lasciato un segno indelebile nel calcio italiano.
Dopo la Roma, ha allenato la Fiorentina e la Sampdoria, accumulando una notevole esperienza nel campionato di Serie A. Il suo maggior successo rimane senza dubbio la vittoria del campionato con la Lazio nella stagione 1999-2000, un traguardo che lo ha consacrato come uno dei migliori allenatori del periodo. Il suo stile di gioco e la sua capacità di gestire i calciatori lo hanno reso una figura rispettata.
La carriera di Eriksson si è estesa ben oltre i confini italiani. Ha avuto esperienze in diversi paesi, dall’Arabia Saudita alla Cina, sino alla Thailandia. Inoltre, ha guidato varie nazionali, tra cui l’Inghilterra, il Costa d’Avorio, il Messico e le Filippine, dimostrandosi un allenatore versatile e innovativo in contesti differenti.
La malattia e gli ultimi giorni
Nel gennaio 2023, Eriksson ha rivelato di essere affetto da un tumore incurabile, giunto allo stato terminale. Durante un’intervista ha espresso la consapevolezza di avere, nel migliore dei casi, “un anno di vita”. Questo annuncio ha suscitato un’ondata di solidarietà e supporto da parte di colleghi, tifosi e delle società italiane con cui è stato legato nel corso della sua carriera.
Nei mesi successivi alla diagnosi, Eriksson ha ricevuto un caloroso benvenuto da parte delle squadre che ha allenato in passato. In Italia, ha ricevuto gli onori allo stadio della Lazio e della Sampdoria, dove è stato acclamato dai tifosi. In Inghilterra, ha realizzato un sogno abbracciando il suo passato da allenatore, sedendo sulla panchina del Liverpool in una partita tra leggende e l’Ajax.
Durante questi momenti, il suo spirito e la sua positività hanno brillato, anche di fronte alla malattia. Attraverso un documentario prodotto da Amazon, ha condiviso messaggi di speranza e incoraggiamento, invitando tutti a non rattristarsi e a sorridere.
Le parole di un grande uomo del calcio
Negli ultimi mesi della sua vita, Eriksson ha voluto esprimere gratitudine per la sua carriera e il supporto ricevuto. “Grazie di tutto: allenatori, giocatori, pubblico. È stato fantastico”, ha dichiarato, riflettendo sulla sua vita e sull’impatto che ha avuto nel mondo del calcio.
“Prendetevi cura di voi stessi, prendetevi cura della vostra vita e vivetela fino alla fine. Ho avuto una bella vita”, ha aggiunto, dimostrando una rara lucidità e saggezza. La sua filosofia includeva l’accettazione della morte come parte della vita stessa. Eriksson ha rivelato che tutti temono il giorno della propria morte, ma ha anche sottolineato l’importanza di imparare ad accettare tale inevitabilità.
Con le sue ultime parole, ha espresso un desiderio profondo: “Speriamo che alla fine la gente dica: ‘Sì, era un brav’uomo’. Spero che mi ricorderanno come un uomo positivo”. La sua eredità, sia come allenatore che come persona, continua a vivere nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di coloro che hanno seguito la sua straordinaria carriera nel calcio mondiale.