Sven-Goran Eriksson, una figura di spicco del calcio internazionale, ha recentemente lasciato il mondo dello sport all’età di 76 anni dopo una lunga lotta contro una malattia. La sua straordinaria carriera da allenatore ha attraversato diverse nazioni ed è stata contraddistinta da successi sia in club che nelle nazionali, soprattutto in Italia, dove ha guidato squadre come la Roma, la Fiorentina, la Sampdoria e la Lazio. Il suo impatto sul calcio è stato enorme e la sua morte ha suscitato un’ondata di emozione e tributi dall’intero ambiente calcistico.
Il viaggio di Sven-Goran Eriksson nel mondo del calcio inizia nel 1976, all’età di 27 anni, con il Degerfors, dove comincia la sua avventura come allenatore. Dopo solo un anno di esperienza, viene promosso a primo allenatore, avviando così una carriera che lo porterà a vivere momenti di grande prestigio. Nel 1979, Eriksson assume il comando dell’IFK Göteborg, dove, in un periodo di tre anni, riesce a vincere sia la Allsvenskan sia la Coppa nazionale. La sua abilità lo porta, nel 1982, a guidare il club fino alla finale di Coppa UEFA, stabilendo sè stesso come uno degli allenatori emergenti in Svezia.
Eriksson non tarda a conquistare il panorama europeo: nel 1982 viene scelto come allenatore del Benfica. La stagione debutto è eccezionale, con la conquista della Primeira Liga e della Coppa di Portogallo, oltre a un’ottima prestazione in Coppa UEFA, dove raggiunge la finale. L’anno successivo, la squadra si laurea nuovamente campione, completando un biennio trionfale. Questi successi non solo forniscono visibilità al talento di Eriksson, ma lo pongono fra i migliori allenatori del calcio europeo.
Dopo il successo in Portogallo, Eriksson approda in Italia nel 1984 come direttore tecnico della Roma. La sua avventura con i giallorossi è caratterizzata da una significativa rimonta nel campionato, dove arriva vicino alla conquista dello scudetto. Dopo un biennio alla Roma, si sposta sulla panchina della Fiorentina nel 1987, dove resta per due stagioni ottenendo risultati discreti. Queste esperienze iniziali in Serie A consolidano la sua reputazione in un contesto calcistico altamente competitivo.
Nel 1992, Eriksson torna in Italia con la Sampdoria, dove resta per cinque anni. Durante questo periodo conquista la Coppa Italia nella stagione 1993-1994 e ottiene un terzo posto in campionato, risultando fra le squadre più competitive dell’epoca. Ma il capitolo più significativo della sua carriera italiana si scrive con la Lazio. Sotto la sua direzione, la squadra biancoceleste raggiunge l’apice nella stagione 1999-2000, conquistando lo scudetto in un emozionante testa a testa con la Juventus, tra l’altro, proprio nell’anno del centenario della società. Il double di campionato e Coppa Italia rende la Lazio una delle quattro squadre della storia a realizzare tale impresa. È un momento che segna una pietra miliare non solo nella carriera di Eriksson, ma anche nella storia del calcio italiano.
Dopo il brillante periodo in Italia, Eriksson si trasferisce in Inghilterra, dove diventa il Commissario Tecnico dell’Inghilterra dal 2001 al 2006. Sebbene il suo mandato con i Tre Leoni non sia contraddistinto da grandi successi, il suo lavoro viene riconosciuto per aver portato stabilità e nuove metodologie. Nel 2007, assume il ruolo di allenatore del Manchester City, continuando la sua avventura nel calcio inglese.
Dopo queste esperienze, la carriera di Eriksson prosegue con diverse avventure internazionali: allena squadre in Arabia Saudita, Cina e Thailandia, oltre a diverse nazionali come la Costa d’Avorio, il Messico e le Filippine. Questi ruoli evidenziano la sua versatilità e la capacità di adattarsi a contesti diversi, mantenendo sempre uno standard elevato.
Sven-Goran Eriksson ha segnato la storia del calcio, costruendo una carriera che rimarrà impressa nella memoria di appassionati e professionisti del settore. La sua eredità vive attraverso i numerosi traguardi raggiunti e le emozioni che ha saputo trasmettere nel corso degli anni.