Il 29 settembre, un tentativo di evasione ha messo in allerta il carcere di SECONDIGLIANO, a Napoli. Il sindacato dei poliziotti penitenziari, noto come Sappe, ha fornito dettagli sull’accaduto, evidenziando la crescente preoccupazione per la sicurezza negli istituti penitenziari della CAMPANIA. L’episodio mette in luce le sfide quotidiane affrontate dagli agenti e la necessità di interventi strutturali per migliorare la situazione all’interno delle carceri.
La dinamica del tentativo di fuga
Secondo quanto riportato dal Sappe, un detenuto di etnia ROM, attualmente collocato nel Reparto ADRIATICO, ha tentato di scavalcare il cortile passeggi. La fuga è stata progettata in modo elaborato: il detenuto si stava dirigendo verso una zona del penitenziario dove era stata precedentemente collocata una corda, presumibilmente per facilitare la fuga. Tuttavia, la vigilanza attenta del personale di POLIZIA PENITENZIARIA di ronda esterna ha fatto la differenza. Gli agenti hanno intercettato tempestivamente il fuggitivo, interrompendo il tentativo di evasione prima che potesse avere successo.
Questa tempestività ha impedito che la situazione degenerasse, evitando potenziali ripercussioni non solo per l’istituto penitenziario, ma anche per la sicurezza della comunità circostante. I rappresentanti sindacali hanno sottolineato come gesti di questo tipo siano all’ordine del giorno e richiesto un’analisi approfondita della questione, considerato il contesto di violenza crescente nelle carceri della regione.
La precarietà del sistema penitenziario in campania
Nei mesi recenti, il tema della sicurezza nelle carceri campane ha assunto contorni sempre più gravi. Tiziana Guacci, segretario regionale del Sappe, ha messo in evidenza la precarietà dell’intero sistema penitenziario nella CAMPANIA. La situazione è aggravata da episodi di violenza nei confronti degli agenti penitenziari, che ormai sono diventati quasi una routine. Nonostante l’impegno e il coraggio dimostrato dal personale, mancano misure adeguate per tutelare gli operatori e garantire un ambiente di lavoro sicuro e stabile.
A questo proposito, Guacci ha sottolineato non solo la necessità di una maggiore protezione per gli agenti, ma anche l’urgenza di investimento in tecnologia e risorse umane per migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza. L’assenza di risposte efficaci da parte delle autorità competenti nella gestione delle violenze all’interno delle carceri ha contribuito a un clima di tensione e incertezza, mettendo a rischio sia la sicurezza degli operatori che quella dei detenuti.
L’analisi delle problematiche strutturali
Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha espresso preoccupazione per il crescente numero di eventi critici che si verificano nelle carceri italiane, definendoli allarmanti e inquietanti. Capece ha lodato l’abilità e la prontezza dei poliziotti di Secondigliano nel prevenire la fuga del detenuto, riconoscendo che sono stati loro a mantenere l’ordine in una situazione complessa. Questo episodio, purtroppo, è solo uno dei tanti che alimentano il dibattito sulla necessità di riforme e interventi urgenti nel sistema carcerario.
Capece ha fatto appello affinché si avvii un programma di ristrutturazione del regime di detenzione, proponendo una revisione delle regole e delle pratiche che governano l’operato della Polizia Penitenziaria. Sottolinea l’importanza dell’implementazione di procedure più chiare, oltre a un potenziamento della formazione e dell’adeguamento tecnologico. L’obiettivo è quello di garantire non solo la sicurezza all’interno delle carceri, ma anche di ripristinare la legalità e il rispetto delle norme, elementi fondamentali per il buon funzionamento del sistema giudiziario e penitenziario.