La recente giornata di campionato di Serie C ha scatenato una vibrante protesta da parte di alcune tifoserie nei confronti delle istituzioni calcistiche e della Lega Pro, in seguito al controverso svolgimento del match Foggia-Catania. Questo incontro, disputato dopo la tragica perdita di tre tifosi rossoneri, avvenuta in un incidente di ritorno da una trasferta, ha sollevato forti polemiche, accentuate dall’assenza di un minuto di silenzio in loro memoria durante il turno di gioco. Striscioni e manifestazioni di dissenso hanno caratterizzato le partite di altre squadre, dando voce al malcontento del mondo del calcio.
Dopo il tragico incidente che ha portato alla morte di tre tifosi del Foggia, le reazioni non si sono fatte attendere. Durante la partita tra il Palermo e la Reggiana, così come in occasione dello scontro tra Cavese e Potenza, gli spalti sono stati teatro di manifestazioni emozionali. Striscioni con la scritta “13-10-2024 – La morte non è uguale per tutti!” hanno dominato la scena, evidenziando l’indignazione verso le istituzioni calcistiche accusate di mancanza di sensibilità.
Il messaggio lanciato attraverso queste azioni di protesta giunge lungo le curve degli stadi, dove la frustrazione per il trattamento riservato alla tragedia ha trovato una piattaforma di espressione. La comunità ultras si è unita in un coro di dissenso, facendo sentire la propria voce non solo in merito al mancato rinvio della partita Foggia-Catania, ma anche sul tema della dignità e del rispetto per le vittime e le loro famiglie.
La leggerezza con cui è stata gestita la situazione ha gettato ombre sulle decisioni degli organi di controllo e sull’organizzazione dei campionati, suscitando interrogativi se la vita dei tifosi avesse oggi un valore diverso rispetto a quello delle istituzioni sportive.
Ezio Capuano, allenatore del Foggia, ha espresso il proprio disappunto riguardo alla scelta di giocare la partita dopo soli due giorni dai funerali, che hanno visto partecipare circa dodicimila persone. “Foggia-Catania era una partita da non giocare“, ha affermato con determinazione. Il tecnico ha sottolineato l’intensità del lutto che la comunità calcistica e il mondo ultras hanno vissuto in quel tragico frangente.
Capuano ha richiamato l’attenzione su un aspetto fondamentale: l’inadeguatezza di giocare una partita in un contesto tanto doloroso è stata vista da lui e da molti come una mancanza di rispetto verso le vittime e le loro famiglie. Il trainer ha denunciato la disparità di trattamento rispetto ad altre situazioni simili, citando il rinvio di un incontro precedente tra Carpi e Milan Futuro, giustificato dalla presenza di due giocatori in nazionale.
Il paragone ha ulteriormente evidenziato come la vita e la morte non possano essere trattate con la stessa leggerezza, secondo Capuano, il quale si è espresso chiaramente, non solo a nome del Foggia, ma come cittadino, tracciando un confine tra gli aspetti sportivi e le emozioni umane.
Le parole di Capuano non hanno lasciato indifferenti e hanno riacceso il dibattito sulla responsabilità delle istituzioni sportive nel riconoscere e gestire il lutto di una comunità. L’assenza di un minuto di silenzio all’inizio delle partite di Serie C è emersa come un simbolo di una mancanza di rispetto che ha lasciato sconcertati molti. La richiesta di una maggiore umanità e consapevolezza nelle decisioni adottate dalle autorità calcistiche è diventata un tema centrale nel dibattito comune.
La critica si estende alla lentezza con la quale i vertici calcistici rispondono ai segnali di disagio e alle proteste delle tifoserie. L’idea che gli sportivi debbano essere in grado di provare empatia verso le tragedie, come quella di Foggia, è diventata sempre più pressante, con un pubblico desideroso di vedere un cambio di passo nelle politiche di gestione delle competizioni.
In questo contesto, il professor Capuano ha fatto appello affinché si prenda in considerazione la proposta di un comportamento più responsabile e rispettoso, orientato a non ridurre le emozioni umane a meri numeri e statistiche. I tifosi non sono solo un pubblico da intrattenere, ma esseri umani con storie, passioni e, purtroppo, perdite da piangere.