Nella notte tra venerdì e sabato, la comunità di San Sebastiano al Vesuvio è stata scossa da un tragico evento che ha visto la morte di Santo Romano, un ragazzo di 19 anni colpito da un proiettile. Una fiaccolata in suo onore ha richiamato migliaia di persone, tra cui familiari e amici delle altre vittime innocenti, per riflettere sull’aumento della violenza giovanile e sull’importanza del controllo sociale e familiare.
Mena De Mare, madre di Santo, ha partecipato attivamente alla fiaccolata, portando con sé il peso del dolore e dell’incredulità. Ricordando il figlio, ha dichiarato: “Mio figlio è morto da eroe per aiutare un amico. Stavano solo divertendosi.” Mena ha descritto Santo come un ragazzo umile e rispettoso, sottolineando che avevano tanti progetti di vita insieme, ora distrutti dalla sua tragica scomparsa. Ha chiesto un intervento più deciso da parte dello Stato: “Chi sbaglia deve pagare, perché chi uccide consapevolmente deve affrontare le conseguenze delle proprie azioni.”
Il dolore di Mena è esacerbato dalla solitudine e dalla preoccupazione per il futuro. Ha espresso il suo tormento, affermando: “Non so come si fa a vivere senza un figlio. Io ne avevo solo due e ora non ho più niente.” La madre del giovane ha anche puntato il dito sulla responsabilità dei genitori: “Come è possibile che un ragazzo di 17 anni scenda già con una pistola? La mamma dove sta?” Questo interrogativo sottolinea una questione più ampia legata all’educazione e al controllo parentale nella formazione dei giovani.
Riferendosi alla madre del 17enne coinvolto nell’omicidio di Santo, Mena ha aggiunto: “Fai la mamma, guardati tuo figlio.” La sua testimonianza è un drammatico appello alla responsabilità genitoriale, nell’intento di mettere in luce le problematiche sociali che possono contribuire a eventi così tragici.
La fiaccolata ha visto una partecipazione massiccia da parte della comunità, con familiari e cittadini uniti nel ricordo di Santo e nel dolore condiviso. Il corteo è partito dall’esterno del Municipio, per proseguire verso il Santuario diocesano di San Sebastiano Martire, dove si è svolta una veglia che ha incluso una cerimonia officiata da don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli. Durante la manifestazione, sono stati deposti mazzi di fiori, accompagnati da messaggi di affetto e solidarietà, esprimendo il senso di perdita che ha colpito non solo la famiglia di Santo ma l’intera comunità.
Le famiglie di altre vittime innocenti, come Francesco Pio Maimone e Ciro Colonna, erano presenti, evidenziando la triste realtà di un fenomeno che sembra ripetersi. Gli eventi passati hanno dimostrato che anche situazioni di apparente banalità possono sfociare in tragedia, alimentando una spirale di violenza che svilisce la vita di giovani innocenti. A questo proposito, il sindaco di San Sebastiano, Giuseppe Panico, ha annunciato la volontà dei comuni di costituirsi parte civile nel processo, a dimostrazione dell’impegno a fronteggiare tali atti criminosi.
La veglia ha messo in evidenza il riso di dolore per le vite spezzate dalla violenza, ma ha anche rappresentato un momento di mobilitazione per la coscienza collettiva. Don Mimmo Battaglia ha espresso il suo profondo disappunto, esprimendo quanto sia triste continuare a celebrare funerali di giovani: “La mia chiesa è stanca di accompagnare giovani vite al congedo terreno.” Ha rivolto un appello a chi può contribuire a frenare questa spirale di violenza, chiedendo una maggiore responsabilità da parte di tutti, comprese le autorità locali e le istituzioni.
All’interno del Municipio, è stata convocata una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, presieduta dal prefetto di Napoli, Michele di Bari. Durante l’incontro, è emersa la necessità di intensificare le azioni educative e sociali, per arginare il fenomeno della violenza giovanile che minaccia non solo la sicurezza, ma anche la coesione sociale della comunità. Le parole del prefetto hanno evidenziato come la morte di un giovane rappresenti un impoverimento non solo familiare ma per l’intero territorio, sottolineando che le “sentinelle sociali” di controllo non devono mancare e che la prevenzione è fondamentale per costruire un futuro migliore.