Una tragedia ha colpito la comunità di San Sebastiano al Vesuvio, quando Santo Romano, un ragazzo di soli 19 anni, è stato tragicamente ucciso in un episodio di violenza insensata. La madre, Mena, ha condiviso con i giornalisti gli ultimi momenti trascorsi con suo figlio, offrendo uno sguardo straziante sulla perdita e sul vuoto incolmabile lasciato dalla sua scomparsa. Un racconto che mette in evidenza il dolore personale di una madre e le questioni più ampie legate alla violenza giovanile.
La tragedia è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato, all’interno della piazza centrale di San Sebastiano al Vesuvio. Santo è stato colpito da un proiettile al petto, un gesto fatale scaturito da un litigio tra giovani, che ha avuto come nefasta scintilla una banale lite su una scarpa sporca. Testimoni riferiscono che il 19enne ha cercato di difendere un amico, mostrando coraggio in una situazione drammatica. La violenza ha colpito duramente la comunità, strappando via un giovane che aveva ancora una vita intera davanti a sé.
Il presunto autore dell’omicidio, un 17enne di Barra, si è costituito alle autorità, riconoscendosi colpevole. A fronte di tale violenza, la comunità si interroga su come eventi così tragici possano verificarsi e quali misure siano necessarie per prevenire tali situazioni in futuro.
Mena, la madre di Santo, ha raccontato con lacrime negli occhi i momenti precedenti alla tragica perdita. “Mio figlio è morto da eroe per aiutare un amico,” ha dichiarato la donna, sottolineando il carattere altruista del giovane, che stava semplicemente cercando di divertirsi e festeggiare il suo onomastico. La madre ha descritto un Santo vivace e pieno di vita, con molti progetti per il futuro, progetti che ora non potranno mai diventare realtà.
Mena ha condiviso i suoi pensieri: “Non so come si fa a vivere senza un figlio. Io ne avevo solo due e ora mi sento incompleta.” Un dolore incommensurabile che si fa ancora più profondo alla luce della solitudine e dell’assenza. Nel tentativo di affrontare questo desolante vuoto, la madre ha espresso la sua angoscia, domandandosi come sia possibile vivere in una società dove i giovani portano armi.
La richiesta di Mena di risposte è profonda. Ha evidenziato una realtà preoccupante, interrogandosi sull’assenza di supervisione e responsabilità da parte delle famiglie. “Le mamme non guardano i propri figli? Come è possibile che un ragazzo di 17 anni esca di casa con una pistola? Dove sono i genitori?” ha chiesto, sottolineando la necessità di una maggiore attenzione nella crescita dei giovani.
La perdita di Santo ha riacceso un dibattito sulle sfide della gioventù e su come l’educazione e il sostegno familiare siano essenziali per prevenire fattori di rischio come la violenza. Mena ha condiviso come abbia allevato i suoi figli con amore, sottolineando che ogni bambino ha bisogno del supporto della madre, e viceversa.
Mena ricorda con affetto gli ultimi momenti trascorsi con Santo. “Sono tornata a casa e gli ho portato un panino del McDonald’s,” ha rivelato, descrivendo un gesto semplice ma significativo di amore materno. Questi ricordi, ora diventati tesori preziosi, racchiudono l’essenza di un rapporto speciale, caratterizzato da momenti quotidiani di cura e affetto.
Santo ha mostrato la sua tipica gioia e vitalità: “Ha detto ‘ma’ che fame, però devo scendere.” La madre, cercando di prendersi cura di lui, lo ha incoraggiato a mangiare. Questi istanti quotidiani, semplici ma carichi di significato, ora risuonano in modo straziante nella mente di una madre in lutto. In un lampo, la vita di una giovane famiglia è stata segnata da un dramma inaspettato, evidenziando il bisogno di una riflessione collettiva su come proteggere le generazioni future.