La tragedia che ha colpito Saviano ha lasciato il paese e l’Italia intera nel dolore. Già nella giornata di domenica, una palazzina è crollata, causando la morte di quasi un’intera famiglia. Due i sopravvissuti, attualmente ricoverati in ospedale. Gli eventi si sono sviluppati rapidamente, con i soccorsi che sono scattati immediatamente, rivelando gli attimi drammatici e le difficoltà incontrate dalle forze dell’ordine nell’affrontare la situazione.
L’evento tragico
Crollo e vittime
Un’intera famiglia è stata coinvolta nel crollo di un edificio a Saviano, un evento che ha preso la comunità di sorpresa e ha suscitato profonda tristezza. Quattro delle sei persone che si trovavano nel palazzo hanno perso la vita: Vincenza Spadafora, di 41 anni, insieme ai suoi due figli di 6 e 4 anni e alla nonna paterna Autilia Ambrosino, di 79 anni, che risiedeva al secondo piano della palazzina. Fortunatamente, due membri della famiglia sono stati estratti in vita dalle macerie: il padre, Antonio Zotto, di 40 anni, e il loro terzo figlio di soli due anni. Attualmente, entrambi sono in condizioni stabili presso l’ospedale Cardarelli e il Santobono di Napoli.
La cerimonia funebre per le vittime è stata programmata per oggi pomeriggio presso la scuola media Ciccone di via Falcone e Borsellino, un luogo scelto per accogliere l’imponente afflusso di persone in lutto.
Il soccorso
La drammatica esperienza dei primi soccorritori
Il racconto delle prime ore dopo il crollo è stato riportato dai due carabinieri che sono intervenuti per primi sulla scena, l’appuntato Dario D’Ambrosio e il brigadiere capo Mario Michele Conte. Entrambi erano in fase di perlustrazione nel comune, come indicato dal loro comandante, il capitano Edgard Pica, che è giunto sul posto poco dopo. L’esplosione che ha portato al crollo è stata così potente da far sollevare una colonna di fumo e polvere visibile a distanza.
Dario D’Ambrosio ha descritto la scena come apocalittica, con evidenti segni di esplosione: “Era crollato tutto, auto distrutte e finestre sradicate.” Ma ciò che ha colpito di più i soccorritori sono stati i flebili lamenti provenienti dalle macerie. “Abbiamo sentito chiamare aiuto,” ha raccontato D’Ambrosio, descrivendo la disperazione di chi era intrappolato. Questo imperativo ha guidato i soccorritori nei momenti di maggiore crisi.
A tu per tu con il dolore e la determinazione
In una situazione di forti emozioni, D’Ambrosio ha espresso il profondo impatto che la scena ha avuto su di lui suggestivamente. Lesioni, odore di gas e detriti rendono le operazioni ancora più complesse, ma la determinazione di salvare vite ha prevalso su tutto. “Ci siamo fiondati tra i detriti e abbiamo scavato a mani nude, mentre i pericoli ci circondavano. Non ci siamo fermati,” ha condiviso D’Ambrosio.
Grazie all’immediato arrivo dei Vigili del fuoco, Antonio e il suo bambino di due anni sono stati estratti vivi dalle macerie. La riconoscenza si è fatta strada nella mente del carabiniere quando ha descritto il momento in cui ha visto il bimbo coperto di polvere, paragonando la sensazione a quella di ritrovare un proprio familiare.
Onore e impegno nel soccorso
L’essenza del dovere
Entrambi i carabinieri hanno sottolineato che il loro gesto non deve essere visto come eroico, ma come una manifestazione del dovere che sentono come professionisti e come padri di famiglia: “Non siamo eroi, ma uomini che hanno agito per salvare altre vite,” ha affermato il brigadiere Conte. Questo approccio riflette l’intento genuino di proteggere e aiutare la comunità , anche nei momenti più difficili.
Il capitano Pica ha evidenziato l’importanza non solo del salvataggio ma anche della valutazione delle cause del crollo. I soccorritori, oltre a estrarre le vittime, hanno effettuato documentazioni fotografiche e video che saranno fondamentali per chiarire le dinamiche dell’incidente.
La comunità di Saviano affronta ora la dura realtà di una tragedia e l’esempio di dedizione e altruismo mostrato dai soccorritori rappresenta una luce nel buio di questo evento devastante.