Un tragico incidente sul lavoro ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri in un impianto estrattivo a Battipaglia, in Campania, provocando la morte di Andrii Chufus, un giovane di 32 anni di origini ucraine. La vicenda ha scosso profondamente la comunità locale e riaperto il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. La procura ha avviato un’inchiesta per chiarire le circostanze dell’accaduto, mentre le organizzazioni sindacali chiedono interventi urgenti per evitare ulteriori tragedie.
Dettagli dell’incidente mortale
La tragedia è avvenuta intorno alle 14 nel piazzale dell’Inca, una delle aziende leader nel settore estrattivo e nella produzione di conglomerati cementizi a Battipaglia. Secondo le prime ricostruzioni, Andrii Chufus stava lavorando vicino a un carrello sollevatore semovente quando è stato travolto dal mezzo, manovrato da un collega di 50 anni. L’incidente ha avuto esiti devastanti: una delle enormi ruote del carrello, dal diametro di circa tre metri, ha schiacciato il bacino e gli arti inferiori della vittima, causando un’emorragia interna grave e la lesione dell’arteria femorale.
Immediatamente allertati, i sanitari del 118 sono intervenuti sul posto con un’ambulanza e un’automedica. Nonostante gli sforzi compiuti per rianimarlo, Andrii è stato dichiarato deceduto poco dopo il ricovero al Santa Maria della Speranza di Battipaglia, dove era stato trasportato in terapia intensiva. La rapidità del soccorso non è stata sufficiente a salvarlo, evidenziando la gravità delle ferite subite nell’incidente.
Intervento delle forze dell’ordine e avvio delle indagini
Dopo l’accaduto, sul luogo dell’incidente sono intervenuti i carabinieri della stazione di Battipaglia, coordinati dal capitano Samuele Bileti. Insieme a tecnici dell’Asl e funzionari dell’ispettorato del lavoro, hanno avviato subito le verifiche per chiarire le dinamiche dell’incidente. Il carrello sollevatore coinvolto è stato sequestrato, come anche l’area in cui si è verificato il tragico evento.
La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, con il pubblico ministero Vincenzo Russo che ha già disposto l’autopsia sul corpo della vittima. Vi è la possibilità che nei prossimi giorni vengano iscritti nel registro degli indagati i responsabili dell’accaduto, in un tentativo di fare chiarezza sulle responsabilità e le eventuali negligenze riscontrate nel corso delle indagini.
Una vita stroncata e un appello alla sicurezza
Andrii Chufus era originario di Nadvirna, in Ucraina, e si era trasferito in Italia con la madre per scappare dal conflitto che devasta il suo paese d’origine. Residenti a Eboli, avevano ricostruito la loro vita in un contesto di difficoltà e speranza. La madre, profondamente addolorata dalla tragica perdita, aveva sempre sostenuto l’impegno lavorativo del figlio in un’azienda stimata. La morte di Andrii ha riacceso il dibattito sulla sicurezza sul lavoro in Italia.
I sindacati, attraverso le parole di Antonio Apadula e Luca Daniele della Cgil e Fillea, esprimono la loro preoccupazione: secondo loro, finché la sicurezza e la prevenzione non saranno priorità per le imprese, gli infortuni mortali continueranno a verificarsi. La rappresentante della Feneal Uil, Patrizia Spinelli, ha inoltre sottolineato l’assurdità della situazione, affermando che Andrii, scampato a una guerra, è morto tragicamente mentre cercava di costruirsi una vita migliore. La richiesta è chiara: urgenti interventi concreti, incluso il riconoscimento di tali episodi come omicidi per favorire la responsabilità penale di chi non assicura condizioni di lavoro sicure.