Trattamento personalizzato per la malattia di Parkinson: nuove frontiere in medicina

La malattia di Parkinson è una condizione neurologica complessa che richiede un approccio terapeutico personalizzato, capace di adattarsi alle singole esigenze del paziente. Le recenti dichiarazioni di Anna Rita Bentivoglio, professore associato di Neurologia presso l’Università Cattolica di Roma e responsabile dei Disturbi del Movimento al Policlinico Gemelli, offrono uno spaccato delle opzioni disponibili per affiancare i pazienti in questa difficile battaglia.

Le sfide iniziali e il trattamento farmacologico

Nei primi stadi della malattia, le persone affette da Parkinson riescono in gran parte a mantenere una qualità della vita soddisfacente, assumendo una ridotta quantità di farmaci. Bentivoglio spiega che inizialmente, con una semplice terapia orale, i pazienti possono gestire al meglio i sintomi. Tuttavia, con il passare del tempo, il decorso della malattia porta a fluttuazioni motorie e non motorie, complicando ulteriormente la quotidianità.

Questi cambiamenti avvengono non solo quando i farmaci iniziano a perdere efficacia, ma anche durante la notte, creando nuove difficoltà nel sonno. I pazienti possono trovarsi a lottare con rigidità e difficoltà a girarsi nel letto, aggravando il loro stato generale di salute. Per contrastare tali problematiche, è fondamentale un attento monitoraggio da parte dei neurologi, che possono suggerire strategie terapeutiche più mirate.

L’efficacia della terapia farmacologica varia da paziente a paziente. Nonostante ciò, l’importanza di una corretta assunzione dei farmaci — fino a sei volte al giorno — rappresenta un punto chiave nella lotta contro la malattia. La qualità del sonno e l’autonomia nelle azioni quotidiane diventano indicatori vitali su cui gli specialisti devono focalizzare l’attenzione.

L’infusione farmacologica: una soluzione per una vita migliore

Quando il primo livello di terapia non soddisfa più le necessità del paziente, entra in gioco la seconda linea di trattamento, che prevede la somministrazione continua di farmaci attraverso un sistema d’infusione. Questa metodologia permette di mantenere stabili i livelli del neurotrasmettitore dopamina nel sistema nervoso centrale.

L’utilizzo di pompe che rilasciano dosi programmate di farmaci sottocute o direttamente nel sistema digerente si sta dimostrando efficace. Infatti, oltre ad assicurare una somministrazione continua, si ottiene anche una migliore assorbibilità del principio attivo. Secondo Bentivoglio, questa strategia ha il potenziale di radicalmente migliorare la qualità della vita dei pazienti, risolvendo problemi legati alla fluttuazione dei sintomi.

L’ultima innovazione in questo campo è rappresentata dalla combinazione di foslevodopa e foscarbidopa, che può essere gestita con facilità dal paziente stesso o dal caregiver. L’individualizzazione delle dosi, adattabili in base alle esigenze quotidiane, offre una risposta concreta ai bisogni del paziente.

Interventi chirurgici: una possibilità da considerare

Accanto alle opzioni farmacologiche, vi sono anche strategie chirurgiche per il trattamento del Parkinson, che sono in uso da più di trent’anni. Questi interventi permettono di stimolare elettricamente aree specifiche del cervello, offrendo una valida alternativa per i pazienti che non rispondono adeguatamente alla terapia farmacologica.

Tuttavia, non tutti sono idonei per un intervento chirurgico. Spesso, la scelta di non sottoporsi a un’operazione deriva da fattori come l’età e lo stato generale di salute. Per molti anziani, i rischi associati all’intervento possono superare i benefici. In tali casi, la terapia infusionale si presenta come un’opzione preziosa per migliorare la qualità della vita, offrendo sollievo dai sintomi e restituendo autonomia.

Migliorare la qualità del sonno e della vita quotidiana

Un aspetto critico per i pazienti affetti da Parkinson è il riposo notturno. Spesso, la terapia farmacologica per il giorno non è sufficientemente efficace durante la notte, causando interruzioni nel sonno e un aggravamento della rigidità. La possibilità di ricevere farmaci in modo continuo durante la notte rappresenta un notevole passo avanti.

La dottoressa Bentivoglio evidenzia come la terapia infusionale possa apportare un miglioramento significativo, permettendo ai pazienti di ottenere un sonno ristoratore. Semplificare la vita quotidiana dei pazienti significa affrontare sfide come l’abilità di vestirsi o addirittura mangiare tranquillamente. Attraverso la giusta terapia, molti di questi obiettivi possono essere raggiunti, migliorando non solo la vita del paziente, ma anche quella dei suoi familiari.

Il panorama delle terapie personalizzate per la malattia di Parkinson continua ad evolversi, aprendo a nuove opportunità di trattamento che possono radicalmente cambiare la vita dei pazienti.

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Redazione