Il mondo del calcio professionistico sta affrontando una crescente onda di infortuni che mette in discussione la preparazione atletica e la gestione dei giocatori. In un recente intervento su Radio Goal, trasmesso su Kiss Kiss Napoli, Luigi Febbrari, ex preparatore atletico del Napoli, ha condiviso le sue opinioni e le sue preoccupazioni riguardo a questo fenomeno preoccupante. Con un’analisi approfondita, Febbrari ha sondato le origini di questi problemi e suggerito possibili soluzioni per migliorare la salute e le performance degli atleti.
Secondo Luigi Febbrari, la situazione attuale nel mondo del calcio professionistico è difficile da gestire, e non può essere attribuita solamente alla preparazione atletica. Nel suo intervento, ha infatti affermato che “il problema non sono i preparatori”, indicando che ci sono fattori più complessi in gioco. Uno di questi è il tempo di recupero insufficiente, il quale porta inevitabilmente a una “rottura della macchina” dell’atleta. È evidente che le metodologie di allenamento variano notevolmente da un preparatore all’altro, creando un clima di incertezza tra i calciatori riguardo alla loro fitness e alla loro performance.
Febbrari ha anche citato uno studio che fa riferimento alla ‘sindrome di Brno’, una condizione che evidenzia lo stress da lavoro nei calciatori. Questo stress si traduce spesso in una mancanza di fiducia nel proprio corpo: gli atleti si chiedono costantemente se l’impegno fisico li porterà a subire un infortunio. È cruciale quindi adottare approcci che tengano conto della vulnerabilità psicologica e fisica di ogni singolo giocatore. La responsabilità non ricade solo sui preparatori atletici, ma coinvolge tutta la struttura della gestione sportiva.
Un altro tema centrale affrontato da Febbrari riguarda l’organizzazione dei calendari nel calcio. L’ex preparatore ha suggerito che si potrebbe considerare una periodizzazione del campionato che consenta di ridurre le soste e quindi i tempi di inattività per i calciatori. Questa idea implica una revisione profonda delle attuali pratiche, con l’obiettivo di proteggere la salute degli atleti e ottimizzare le loro performance nel corso dell’intera stagione.
Il sistema attuale, che spesso costringe i giocatori a competere in condizioni sfavorevoli e a ritmi insostenibili, può risultare particolarmente dannoso. Calendarizzare le partite della Nazionale solo dopo la conclusione del campionato di club potrebbe dare ai calciatori la possibilità di recuperare e di rimanere in forma senza il rischio di infortuni frequenti. Questa proposta richiede una fattiva collaborazione tra le federazioni calcistiche e i club, affinché si arrivi a una soluzione che tuteli sia gli atleti sia il calcio in generale.
Infine, Febbrari ha messo in evidenza un aspetto cruciale: la paura degli atleti di farsi male. I calciatori, piuttosto che considerarsi macchine in grado di reggere ritmi intensivi, sono prima di tutto esseri umani con limiti fisici e psicologici. Questa cognizione di vulnerabilità si traduce in stress e ansia prestazionale, elementi che possono influenzare negativamente il rendimento in campo.
La consapevolezza della propria fragilità e delle conseguenze di un possibile infortunio porta a una maggiore attenzione e, talvolta, a una eccessiva cautela che può compromettere la prestazione. È fondamentale che i preparatori e i tecnici creino un ambiente di fiducia, dove i calciatori si sentano supportati e motivati a dare il meglio di sé, senza il timore di subire ulteriori infortuni.
La creazione di stili di vita e routine più armonici per i calciatori non solo contribuirà a migliorare la loro salute, ma avrà anche effetti positivi sull’intero ecosistema calcistico, garantendo a lungo termine una maggiore stabilità e un minor numero di infortuni. La strada da percorrere è lunga, ma l’attenzione a questi temi è decisiva per il futuro del calcio professionistico.