L’Udinese sta attraversando un periodo di rinnovamento nelle sue scelte tattiche, un aspetto fondamentale nel mondo del calcio. Storicamente, i friulani si sono distinti per l’uso del modulo 3-5-2, una formazione che valorizza le qualità atletiche degli esterni di centrocampo e la robustezza dei giocatori centrali e delle mezzali. Recentemente, durante l’ultima partita giocata in Brianza, l’allenatore ha deciso di adottare un approccio completamente diverso, modificando l’assetto tattico in un 4-3-1-2. Questo cambiamento ha suscitato curiosità e discussioni tra esperti e tifosi.
Il modulo 3-5-2 ha caratterizzato storicamente il gioco dell’Udinese, rappresentando un marchio distintivo della squadra. Questo schema permette di sfruttare al massimo il talento degli esterni, fondamentale per allargare il campo e creare spazi. Gli esterni di centrocampo hanno un ruolo cruciale, poiché devono essere in grado di coprire tutta la fascia, partecipando sia alla fase difensiva che a quella offensiva. I giocatori centrali, come i difensori e le mezzali, sono scelti per la loro fisicità, che consente di contestare i duelli aerei e di garantire una presenza solida in mezzo al campo.
Nel contesto del campionato, il 3-5-2 ha dato risultati soddisfacenti, permettendo all’Udinese di esprimere il proprio gioco offensivo e di contrastare efficacemente le squadre avversarie. Tuttavia, l’evoluzione del gioco moderno e l’adattamento degli avversari hanno reso necessario un riesame delle strategie.
In questa stagione, l’allenatore ha deciso di effettuare un cambiamento audace passando a un 4-3-1-2, un sistema di gioco più compatto e flessibile. Questa formazione prevede quattro difensori, tre centrocampisti e due attaccanti, con un trequartista a supportare il duo offensivo. Durante l’ultima gara in Brianza, il tecnico ha scelto di posizionare Ekkelenkamp come trequartista, rendendolo il fulcro delle azioni offensive, mentre Lucca e Thauvin hanno avuto il compito di finalizzare le opportunità create.
Questa modifica tattica ha portato a una maggiore densità centrale, essenziale per il gioco di possesso e per il controllo della palla. L’Udinese ha cercato di mantenere il possesso, sfruttando le caratteristiche di Ekkelenkamp per inserirsi tra le linee avversarie e creare occasioni. Inoltre, la presenza di quattro difensori ha fornito una maggiore protezione all’area, riducendo gli spazi per gli attaccanti rivali.
Il passaggio a un 4-3-1-2 ha sollevato varie reazioni tra esperti e tifosi. I sostenitori dell’Udinese sono stati positivamente colpiti da questa nuova impostazione, considerandola un segnale di audacia nella ricerca di risultati. D’altra parte, i critici si sono chiesti se questa sostituzione fosse davvero vantaggiosa nel lungo termine, soprattutto in relazione alla tradizione del club.
I prossimi impegni in campionato rappresenteranno la vera sfida per l’allenatore, chiamato a dimostrare che il nuovo modulo possa garantire performance all’altezza degli obiettivi di squadra. Restano ancora incertezze, ma la volontà di innovare potrebbe segnare una nuova era per l’Udinese, capace di adattarsi e rispondere alle sfide del calcio attuale.