Il caso dell’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica assassinato nel 2010, continua a fare notizia. Ad oggi, tre persone si trovano in carcere con l’accusa di aver partecipato a questo crimine che ha scosso profondamente la comunità . Le recenti udienze e le dichiarazioni chiave da parte di testimoni stanno gettando nuova luce su un’indagine già complessa e articolata, riaccendendo l’interesse su questo caso tragico e misterioso.
Dettagli sugli arresti e sulla detenzione di Cagnazzo
Attualmente, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il suo attendente Lazzaro Cioffi e l’imprenditore Giuseppe Cipriano sono in custodia cautelare. L’udienza in Cassazione, prevista per la prima decade di febbraio, sarà decisiva per la possibile revoca delle misure restrittive nei loro confronti. Cagnazzo è stato posto in detenzione nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dal 4 gennaio, dopo aver trascorso un periodo in ospedale per problemi di salute, sempre sotto scorta. I suoi legali hanno richiesto gli arresti domiciliari, ma la domanda è stata bocciata, lasciandolo ancora in custodia.
A differenza dei tre arrestati, l’ex pentito di camorra Romolo Ridosso ha rinunciato al riesame della sua posizione e, quindi, non è coinvolto nelle prossime fasi processuali.
Le indagini e i filoni ancora aperti
L’inchiesta sull’assassinio di Vassallo rimane intricata, con diversi filoni da esplorare. Un aspetto critico riguarda la posizione di Salvatore Ridosso, nipote di Romolo, e del carabiniere Luigi Molaro, entrambi accusati di aver ostacolato il corso delle indagini. Tuttavia, nessun provvedimento restrittivo è stato ancora emesso per loro.
Molaro è sotto inchiesta anche per presunti legami con il traffico di droga, complicando ulteriormente il quadro. La Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno ha avviato accertamenti sul coinvolgimento di alcuni imprenditori locali, in particolare la famiglia Palladino di Pollica Acciaroli. Gli inquirenti affermano che lo spaccio di stupefacenti nel Cilento ha collegamenti con i gruppi camorristici operanti a Napoli. Questa rete di crimini emerge dalle vaste documentazioni presentate, tra cui 424 pagine di richieste cautelari e 411 del provvedimento firmato dal giudice Ferriauolo.
Dichiarazioni fondamentali e nuovi sviluppi
La Procura di Salerno, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli, si sta avvicinando a una fase critica dell’inchiesta. La chiave di volta potrebbe risiedere nelle testimonianze di diverse persone coinvolte nel caso. In particolare, Eugenio D’Atri, una figura legata a Romolo Ridosso, ha fornito dichiarazioni che da un lato sono considerate indirette, ma dall’altro sono verificate su più fronti. Queste testimonianze potrebbero offrire agli investigatori le spiegazioni necessarie per risolvere alcune incongruenze che riguardano il comportamento di Cagnazzo.
È importante notare che D’Atri ha puntato l’attenzione sulla direzione che hanno preso le indagini, evidenziando come, dopo l’omicidio, siano stati spesi significativi sforzi per mettere sotto accusa Bruno Humberto Damiano. Questo individuo, inizialmente presentato come una figura marginale nel narcotraffico, era stato in realtà il fulcro di un dirottamento investigativo che ha destato sospetti tra gli investigatori impegnati nel caso.
Mentre l’udienza di febbraio si avvicina, la tensione cresce, e con essa le aspettative di chiarezza in un caso che ha lasciato profonde cicatrici nella comunità di Pollica. Gli sviluppi continuano a essere seguiti con grande attenzione da parte della stampa e degli abitanti, desiderosi di verità e giustizia per il loro sindaco pescatore.