Il celebre sito archeologico di Pompei continua a suscitare emozioni, ma non solo per la sua storia millenaria. Una recente vicenda ha catturato l’attenzione, rivelando come il senso di colpa possa spingere i visitatori a restituire gli oggetti sottratti nel corso delle loro visite. La storia di una giovane straniera, colpita dalla malattia, ha riacceso l’attenzione sulla questione dei beni trafugati e sulla presunta “maledizione” di Pompei, un tema ricorrente tra coloro che si sono macchiati di tale gesto.
La storia della giovane e il cancro
La protagonista di questa vicenda è una giovane donna che, dopo aver ricevuto la diagnosi di un cancro, ha iniziato a riflettere sulle sue azioni passate. Poco prima della diagnosi, aveva rubato alcune pietre pomice durante una visita a Pompei. La scoperta della malattia l’ha portata a riconsiderare il gesto, pensando che potesse essere legato a una “maledizione” associata al furto di beni archeologici. Motivata dal desiderio di liberarsi di quella sfortuna, ha deciso di restituire le pietre, inviandole direttamente al direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel. Con la restituzione, allegò una lettera in cui esprimeva le sue scuse in italiano e raccontava il suo triste percorso di salute.
La risposta del direttore del Parco archeologico
Gabriel Zuchtriegel, diretto interessato dalla lettera e dalle pietre restituite, ha condiviso questo gesto di pentimento con il pubblico attraverso un post sui social. Nella sua risposta, ha usato toni incoraggianti, augurando alla giovane una buona fortuna per il futuro. In un messaggio tradotto in inglese, ha riferito alla mittente che le pietre di pomice avevano fatto ritorno a Pompei, sottolineando così l’importanza del restauro e della preservazione del patrimonio culturale. Si è espressamente rifiutato di commentare la questione della maledizione, dimostrando una ferrea posizione contro il furto dei reperti.
Un fenomeno ricorrente: altri restauri
La restituzione di beni trafugati non è un caso isolato. Nel 2020, un’altra giovane turista canadese, Nicole, restituì diversi oggetti sottratti a Pompei, tra cui tessere di mosaico. Anche lei raccontò di come la sua malattia l’avesse portata a riflettere sul “fardello” del furto e sulla maledizione. Questi episodi sollevano interrogativi sul rapporto tra i turisti e il patrimonio artistico e culturale. Le scuse e i pentimenti che accompagnano questi restituzioni offrono uno spunto di riflessione sul valore dei beni culturali e sull’importanza della responsabilità individuale.
La posizione del Parco archeologico su furti e restituzioni
Gabriel Zuchtriegel ha messo in evidenza l’importanza di denunciare i furti. Nonostante l’aspetto umano della generosità mostrata dai visitatori, il direttore ha chiarito che il furto di reperti è un reato serio. Ogni episodio di vandalismo o furto non può essere tollerato, e il Parco archeologico ha l’obbligo di segnalare tali incidenti alle autorità competenti. Zuchtriegel ha anche fatto riferimento a numerosi messaggi ricevuti in cui le persone parlano della presunta maledizione, evidenziando una serie di eventi sfortunati avvenuti nella loro vita dopo aver trafugato oggetti.
Il sito di Pompei continua a lavorare per garantire la sicurezza del patrimonio culturale attraverso misure di sorveglianza e vigilanza, pur essendo consapevole delle sfide sopportate dalla vastità del sito. La questione rimane aperta e incerta, ma questi gesti di restituzione rappresentano un passo verso una maggiore consapevolezza sul valore della storia e della cultura.