Il contesto politico ed economico in cui si svolgono le elezioni europee si presenta decisamente complesso e sfidante per il Governo e la maggioranza in carica. Invece di adottare misure che possano garantire consenso popolare, l’attuale amministrazione si ritrova alle prese con la necessità di far fronte a vecchi debiti e quindi è costretta a introdurre una serie di misure impopolari che vengono contestate in maniera vivace.
Nel 2014, in concomitanza con le elezioni europee, il Partito Democratico introdusse il bonus Renzi, un’iniziativa che garantiva 80 euro netti al mese a oltre 11 milioni di lavoratori dipendenti. Questo stanziamento di fondi, che inizialmente era stato finanziato con tagli alla spesa pubblica e a seguito di negoziazioni con Bruxelles, ebbe un impatto significativo sul voto, portando il Partito Democratico al 40,8% dei consensi. Cinque anni dopo, nel 2019, il governo gialloverde varò il reddito di cittadinanza e la Quota 100, misure che divisero il Paese ma che portarono la Lega a ottenere un risultato elettorale storico. In entrambi i casi, il tema del deficit pubblico è stato centrale, con l’Italia che ha dovuto fronteggiare criticità economiche che hanno influenzato le scelte politiche del governo.
Negli ultimi mesi, il ministero dell’Economia si è trovato a fronteggiare ulteriori sfide legate alla spesa pubblica imprevista, come nel caso del Superbonus, che ha incrementato il deficit pubblico e gravato sul debito futuro del Paese. Le decisioni adottate per far fronte a queste emergenze hanno comportato la necessità di tagliare alcune spese e rinviare l’attuazione di alcune misure, come il minibonus da 100 euro e le iniziative nel settore sanitario. Nonostante alcuni segnali di miglioramento nei dati sulla finanza pubblica, con un aumento delle entrate rispetto alle previsioni, le questioni legate al bilancio dello Stato rimangono rilevanti e complesse, con ripercussioni anche sul fronte politico e del consenso elettorale.