Beniamino Zuncheddu, un pastore sardo, ha trascorso 33 anni dietro le sbarre per un crimine che non ha commesso. Condividendo la storia di ingiustizia e speranza, il libro “Io sono innocente” scritto da Beniamino Zuncheddu e Mauro Trogu racconta la sua drammatica esperienza. Condannato all’ergastolo per un omicidio mai commesso, Beniamino ha lottato per la sua innocenza con l’aiuto determinante del suo avvocato Mauro Trogu. Il libro offre una narrazione a due voci, svelando la determinazione di un uomo a riconquistare la libertà e la dedizione di un avvocato che ha creduto nella sua estraneità ai fatti.
Mauro Trogu, l’avvocato che ha sostenuto l’innocenza di Beniamino, ha affrontato una lunga e difficile battaglia legale per dimostrare l’errore giudiziario commesso. Il rapido processo che ha condannato Beniamino all’ergastolo è stato caratterizzato da bugie, false testimonianze e ritrattazioni, creando un labirinto di ingiustizia. Trogu, non arrendendosi mai, ha guidato Beniamino attraverso il processo di revisione e il procedimento per ottenere la liberazione condizionale. La loro storia rappresenta un segno tangibile della lotta per la verità e la giustizia nel sistema legale italiano.
“Io sono innocente” non è solo la testimonianza di un tragico errore giudiziario, ma anche un invito alla riflessione sulla giustizia in Italia. Attraverso il racconto di Beniamino e Mauro Trogu, il libro offre al lettore la possibilità di immergersi nella complessità del sistema legale e di valutare le leggi da una prospettiva umana. Trogu, ispirato da un precetto fondamentale del diritto processuale, invita i lettori a indossare il “pigiama a righe del detenuto” per comprendere appieno le sfide e le ingiustizie del processo penale.
Dopo 33 lunghi anni di prigionia, Beniamino Zuncheddu è stato finalmente assolto per non aver commesso il crimine che gli è stato ingiustamente attribuito. Il suo rilascio è stato un momento di gioia e liberazione, ma anche di profonda riflessione sulla perdita di anni preziosi e sulle conseguenze devastanti di un errore giudiziario. Beniamino, che ha affrontato il suo processo da un gabbiotto in aula, continua a interrogarsi sulle ragioni di una condanna così ingiusta e attende con speranza il risarcimento che gli spetta come giusta compensazione per gli anni di sofferenza e privazione.