Vivere in un comune all’interno di un parco nazionale non sembra aumentare i comportamenti socialmente virtuosi, in particolare quelli legati alla gestione dei rifiuti. Questa è la conclusione emersa dal recente rapporto di Legambiente intitolato “Parchi rifiuti free”, presentato in occasione della Giornata europea dei Parchi e Aree protette. Il report analizza la situazione della raccolta differenziata in 498 comuni situati all’interno di 24 parchi nazionali, utilizzando i dati forniti dall’ISPRA relativi al 2022.
La sfida della raccolta differenziata nei comuni dei parchi nazionali
Il rapporto evidenzia che, nonostante la percentuale media di raccolta differenziata si attesti al 59,62%, tale valore è in calo rispetto all’anno precedente. Inoltre, il dato non raggiunge ancora l’obiettivo del 65% stabilito dal decreto legislativo nel lontano 2006. Sorprendentemente, solo 268 Comuni, definiti “ricicloni”, hanno centrato questo obiettivo nel 2022, nonostante avrebbe dovuto essere raggiunto già nel 2012. Inoltre, si registra una diminuzione dei comuni “Rifiuti Free”, ossia quelli che rispettano il limite di raccolta del secco residuo pro capite inferiore a 75 chilogrammi all’anno.
Le sfide legate al turismo nelle aree protette
Uno dei fattori che influenzano negativamente la gestione dei rifiuti nei comuni situati nelle aree protette è il turismo estivo. Durante questa stagione, luoghi come La Maddalena, Gargano e Circeo registrano un’alta produzione di rifiuti pro capite non differenziata e una bassa capacità di raccolta differenziata. Curiosamente, la presenza in un’area protetta non sembra scatenare comportamenti virtuosi né una maggiore sensibilità verso l’ambiente. Nonostante ciò, emergono anche segnali positivi: alcune aree protette superano il 65% di raccolta differenziata, come il Parco delle Dolomiti Bellunesi, l’Isola di Pantelleria e le Cinque Terre, confermandosi come esempi virtuosi nella gestione dei rifiuti.