L’era gloriosa del Sassuolo in Serie A
La squadra neroverde ha rappresentato un pilastro della Serie A nelle ultime stagioni tanto da formare una serie di giocatori e allenatori che si sono presi la scena in Italia e in Europa. Undici anni di grande calcio, di favole da raccontare ai propri nipoti, di traguardi impossibili di raggiungere nemmeno per i più ottimisti prima di tornare sulla terra e dover far i conti con la prima retrocessione della sua storia. È il caso del Sassuolo che, complice la sconfitta con il Cagliari e la contemporanea vittoria del Frosinone, ha dovuto dire addio alla Serie A al termine di un decennio in cui il calcio è cambiato completamente.
Il Cambiamento nel Mondo del Calcio e del Sassuolo
Molto è cambiato anche in casa neroverde dove si sente l’assenza di Carlo Squinzi, quell’imprenditore bergamasco che, dopo aver fatto faville nel ciclismo con l’inconfondibile marchio Mapei, decise di investire nel 2002 su una piccola società di provincia che al massimo era riuscita a raggiungere la Serie C2 e che proprio in quell’anno rischiava di tornare nel dilettantismo. Il provvidenziale intervento del magnate dell’edilizia modifica tutto, dando vita a un nuovo modo di interpretare il calcio, molto più propenso a guardare a una programmazione di lungo raggio puntando soprattutto sui giovani e su una serie di allenatori in rampa di lancio.
L’Ascesa e la Caduta del Sassuolo in Serie A
L’esempio cardine di questo atteggiamento è l’arrivo di Massimiliano Allegri, in grado nel 2007-2008 di compiere il vero salto di qualità con la promozione in Serie B grazie ai gol di Andy Selva e alla costruzione di una squadra che l’anno prima aveva già sfiorato il doppio salto con Gian Marco Remondina. Se quella ha rappresentato una rampa di lancio per il tecnico livornese, accasatosi ben presto al Cagliari e divenuto una delle pedine centrali del mercato allenatori in Serie A, per il Sassuolo serve pazienza, la stessa che predica per anni. Se in cadetteria si alternano anni in cui si sfiora la promozione con i play.off ad altri di sofferte salvezze, il tutto è merito di Squinzi che pian piano costruisce la squadra giusta rafforzandola con acquisti mirati e con la costruzione di una serie di impianti dove consentire alla squadra di allenarsi, dove far crescere un settore giovanile e di trovare un po’ di serenità complice la necessità di giocare al Braglia di Modena. Non appena la formazione è pronta, arriva la promozione nel 2012-13 con un campionato dominato e con un’altra scommessa di Squinzi, Eusebio Di Francesco, reduce da una brutta esperienza a Lecce, ma pur sempre un allenatore di qualità come dimostrato dalla promozione in B ottenuta con il Pescara. Trascinati dai gol del bomber Leonardo Pavoletti, dalla classe di Simone Missiroli e soprattutto dal talento del giovane Domenico Berardi, frutto proprio di quel settore giovanile su cui Squinzi si era speso parecchio e che ora dava i suoi frutti. La Serie A però non è la stessa cosa, il salto è traumatico, arriva il 7-0 in casa contro l’Inter, ma dopo un avvio complicato arriva la prima salvezza nonostante una parentesi di Alberto Malesani al posto di Di Francesco. A mettersi in luce è proprio Berardi, in grado di assestare quattro gol all’ultimo Milan di Massimiliano Allegri, ex della partita ed esonerato dopo quel rocambolesco 4-3, e con lui emergono Simone Zaza e Francesco Acerbi. Il primo lascia nel 2015 direzione Juventus dopo aver duettato con Berardi e soprattutto esser ceduto per 11 milioni di euro con una plusvalenza attorno ai sei milioni, mentre il secondo fa in tempo a vivere la storica qualificazione all’Europa League raggiunta nel 2016 grazie a un sesto posto in campionato. Fra i protagonisti di quell’anno vi sono anche il croato Šime Vrsaljko, ceduto per 16 milioni all’Atletico Madrid e Matteo Politano, divenuto ben presto uno dei talenti della squadra neroverde che ben presto potrà contare anche sul genio di Stefano Sensi e Gianluca Scamacca.