Un’importante iniziativa è in atto presso il carcere di Secondigliano, Napoli, dove dieci detenuti riceveranno il diploma di barista professionista, un titolo conseguito grazie al progetto “Un Chicco di Speranza”. L’iniziativa, realizzata in collaborazione tra l’azienda Kimbo e la diocesi di Napoli, è finalizzata a fornire ai partecipanti le competenze necessarie per un reinserimento lavorativo e sociale, segnando un passo significativo verso una nuova vita per coloro che si preparano a lasciare la custodia. La cerimonia di consegna dei diplomi avverrà lunedì mattina alla presenza di autorità locali e dei vertici dell’azienda.
Il progetto “Un Chicco di Speranza” è stato concepito per favorire il reinserimento sociale dei detenuti attraverso la formazione professionale. Questa iniziativa non solo offre ai partecipanti competenze nel settore della barista, ma si propone anche di stimolare una nuova mentalità e una visione positiva della vita, sostenendo i detenuti nel loro percorso di crescita personale e professionale. I dieci diplomati, di età compresa tra i 27 e i 63 anni, sono stati selezionati per seguire un ciclo di formazione intensiva presso il Kimbo Training Center, dove esperti del settore hanno trasmesso loro conoscenze tecniche e pratiche necessarie per lavorare nel campo della ristorazione e del caffè.
Durante il programma di formazione, durato due mesi, i detenuti hanno avuto l’opportunità di apprendere sia da un punto di vista teorico, con sessioni di alta formazione in aule attrezzate, sia pratico, frequentando un bar dedito all’estrazione del caffè. Questo approccio misto ha facilitato un’esperienza formativa completa, permettendo agli studenti di applicare sul campo le competenze acquisite. Inoltre, il cappellano Giovanni Russo ha avuto un ruolo cruciale nel motivare i detenuti, incoraggiandoli a vedere in questo progetto un’opportunità per ripartire e costruire un futuro diverso.
L’assegnazione dei diplomi rappresenta solo il primo traguardo di un programma più ampio, che continuerà a svilupparsi con nuove edizioni nel 2025. Sono previste l’implementazione di ulteriori segmenti del progetto, che includeranno la creazione di un laboratorio e un magazzino per la riparazione delle macchine da bar fornite da Kimbo. Queste strutture saranno allestite all’interno dell’istituto penitenziario e destinate a sei detenuti selezionati, che beneficeranno di corsi di formazione specializzati. Questa ulteriore fase è progettata per ampliare le potenzialità lavorative dei partecipanti e per preparali a una reintegrazione graduale nella società.
Un altro aspetto promettente del progetto è la collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università “Federico II”. In questo contesto, sarà avviato un programma sperimentale per la coltivazione di una piccola piantagione di caffè, inserita in un percorso di sostenibilità. La piantagione, estesa su 10.000 mq all’interno della struttura penitenziaria, non solo fornirà esperienze pratiche ai detenuti, ma contribuirà anche all’educazione ambientale e al valore di un’agricoltura responsabile, creando così un legame tra formazione, lavoro e sviluppo sostenibile.
L’assegnazione di diplomi nel contesto carcerario rappresenta un’importante opportunità di cambiamento non solo per i destinatari, ma per l’intera comunità. Progetti come “Un Chicco di Speranza” rispondono a una crescente necessità di fornire ai detenuti modalità efficaci per ripartire e reintegrarsi nel mondo del lavoro, contribuendo così alla riduzione della recidiva. Investire nella formazione professionale all’interno delle carceri è un passo strategico per migliorare le possibilità di occupazione per coloro che hanno affrontato percorsi difficili.
Inoltre, l’elevato tasso di disoccupazione e stigmatizzazione che spesso affrontano coloro che hanno un passato nelle carceri rende essenziali iniziative di questo tipo, che mirano a favorire la solidarietà sociale. L’educazione e la formazione professionale assumono un ruolo centrale nel processo di reinserimento, creando un circolo virtuoso di opportunità e crescita individuale, dimostrando così che la riabilitazione non è solo possibile, ma può anche essere tangibile e fruttuosa.