In una giornata dedicata alla sensibilizzazione sulle condizioni carcerarie in Italia, Napoli ha ospitato l’iniziativa «Detenuto per un minuto». A Chiaia, in piazza dei Martiri, è stata allestita una cella virtuale che ha permesso ai cittadini di attraversare per un breve periodo la soglia di un luogo di detenzione. Questa esperienza ha l’obiettivo di far riflettere sulla realtà della detenzione e sulla necessità di una riforma del sistema penitenziario.
L’iniziativa, promossa dall’associazione Il Carcere Possibile Onlus, si è svolta nella mattinata di oggi e ha visto la partecipazione attiva di diverse istituzioni, tra cui il Comune di Napoli e il Garante dei diritti delle persone private della libertà, Samuele Ciambriello. Con la collaborazione di enti come l’Unione camere penali italiane e l’Università Parthenope, l’installazione mira a sollecitare una riflessione profonda sulle condizioni in cui vivono i detenuti nelle carceri italiane.
La cella virtuale, che riproduce fedelmente gli spazi di una vera cella, rappresenta un forte simbolo di quanto sia difficile la vita dietro le sbarre. Ogni partecipante ha avuto l’opportunità di varcare la soglia per un minuto, lasciandosi toccare dalla realtà di uno spazio ridotto, con un lavandino, un water in vista e una brandina. Questo momento, seppur brevissimo, è stato pensato per generare una consapevolezza tanto necessaria sul tema della detenzione e delle sue problematiche peculiari.
Il sovraffollamento delle carceri italiane è uno dei principali motivi di preoccupazione. Con oltre 62.000 detenuti a fronte di una capienza di 47.000, il sistema penitenziario è sotto pressione, portando a un tasso allarmante di suicidi, con 75 casi dall’inizio dell’anno. L’iniziativa non solo si propone di informare ma anche di stimolare un dibattito pubblico su questa emergenza.
L’iniziativa «Detenuto per un minuto» è stata ideata anni fa dal compianto Riccardo Polidoro, ex presidente di Il Carcere Possibile. Oggi, l’attuale presidente, avvocato Maria Esposito Gonella, ha deciso di continuare il suo lavoro, sottolineando l’importanza di portare questo messaggio anche dopo vent’anni dalla fondazione dell’associazione. La sua testimonianza e la ripetizione di questo evento testimoniano un problema rimasto irrisolto e di rilevanza sociale inconfutabile.
Esposito Gonella ha dichiarato: «Mettere una cella in una piazza di passeggio del salotto buono della città ha un significato simbolico molto forte. L’obiettivo è far comprendere la reale dimensione di un luogo di detenzione». Le reazioni dei cittadini sono state varie: qualcuno ha manifestato vulnerabilità di fronte all’idea di entrare, mentre altri si sono mostrati curiosi. Gli incontri sono risultati cruciali per comprendere le percezioni e le emozioni che il tema della detenzione suscita nel pubblico.
Un tema centrale dell’iniziativa è la concezione del carcere come luogo di rieducazione, anziché solo di punizione. L’articolo 27 della Costituzione italiana stabilisce che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Nonostante ciò, secondo Esposito Gonella, il mondo politico spesso ignora questa norma fondamentale perché i diritti dei detenuti non rappresentano un interesse immediato o un “serbatoio di voti”.
La rieducazione e il reinserimento sociale sono al centro delle proposte per migliorare le condizioni di vita nei penitenziari. La partecipazione dei cittadini a simili eventi può contribuire a modificare le attitudini e a stimolare una maggiore empatia nei confronti dei detenuti, promuovendo un dibattito che possa portare a reali cambiamenti nelle politiche carcerarie.
La positività e l’innovazione di eventi come questo possono certamente influenzare non solo la percezione pubblica, ma anche l’approccio istituzionale verso un tema di cruciale importanza per la nostra società e le persone che ne fanno parte.