Il tragico omicidio di Gennaro Ramondino, avvenuto nella notte tra il 31 agosto e l’1 settembre, ha scosso profondamente la comunità di Pianura, un rione di Napoli noto per le sue complesse dinamiche sociali e criminali. Le indagini, condotte dalla polizia, hanno già portato alla luce un quadro inquietante, rivelando una serie di azioni pianificate con precisione da un gruppo di giovani legati alla malavita. L’episodio evidenzia non solo l’emergenza della violenza giovanile, ma anche il contesto di una faida legata al traffico di sostanze stupefacenti.
La brutale uccisione di Gennaro Ramondino
Gennaro Ramondino, secondo le informazioni raccolte, è stato ucciso con diversi colpi da pistola calibro 9×21. L’omicidio sembra essere il risultato di un regolamento di conti all’interno di un traffico di droga, dove diverse bande si contendono il controllo delle piazze di spaccio. La vittima era considerata vicina a un baby boss, segnando una spirale di violenza che travolge sempre più ragazzi, coinvolgendoli in attività criminali ad alti rischi.
La pianificazione dell’occultamento del corpo si è rivelata meticolosa. I complici hanno avuto ruoli distinti: dal trasporto del cadavere all’acquisto della benzina necessaria per bruciare le prove. Questo modus operandi, tanto spietato quanto strategico, ha reso le indagini particolarmente complesse.
Arresti e indagini: il ruolo dei complici
Recentemente, la polizia ha arrestato Pasquale Equabile, 28 anni, e Nunzio Rizzo, 30 anni, con l’accusa di distruzione e occultamento di cadavere. Questi soggetti avrebbero avuto l’incarico di bruciare il corpo di Ramondino dopo averlo ucciso. L’operazione della polizia ha messo in luce anche altri due giovani indagati di 21 e 24 anni, tuttavia, per loro non è stato emesso alcun mandato di arresto.
La Squadra Mobile di Napoli, coadiuvata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha lavorato intensamente per chiarire la dinamica del delitto. Il killer, un sedicenne, è già stato arrestato nelle settimane precedenti e ha ammesso le sue responsabilità . Un elemento chiave nell’inchiesta è stata la testimonianza di un conoscente degli indagati, il quale ha notato un forte odore di benzina all’interno della sua auto, utilizzata dal gruppo per trasportare il cadavere.
Il contesto criminale di Pianura
Pianura ha una lunga storia di violenza legata al traffico di droga. Le bande si contendono il controllo delle piazze di spaccio, un business redditizio che attira sempre più giovani all’interno di questo mondo oscuro. Il gruppo Di Napoli, di cui si sospetta che il killer faccia parte, è noto per l’intensificarsi dei conflitti con altri gruppi di quartiere. La morte di Ramondino non è un caso isolato ma piuttosto un sintomo di una problematica più ampia che affligge la zona e che richiede interventi mirati da parte delle autorità .
Oltre ai consueti atti di violenza, il fenomeno mostra come i giovani coinvolti siano spesso lasciati privi di alternative, esponendoli così a scelte drastiche che li portano a delitti gravi. La speranza è che attraverso ulteriori indagini e la collaborazione della comunità , si possa giungere a una condizione di maggiore sicurezza nel quartiere, arginando le tensioni e l’ingiustizia sociale che caratterizzano l’area.