Valentina De Pasquale, una giovane specializzanda in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, ha recentemente avuto l’opportunità di leggere il Giuramento di Ippocrate all’Aula Newton di Città della Scienza. Nonostante abbia dovuto affrontare gravi problemi di salute che le hanno impedito di partecipare a questo momento significativo nel 2019, la dottoressa ha dimostrato una resilienza e una determinazione straordinarie. La sua storia è quella di una professionista che vive la medicina come una vera vocazione e che non si arrende davanti alle difficoltà, cercando di trasmettere ai pazienti un messaggio di speranza e umanità.
Valentina De Pasquale è una giovane dottoressa che si appresta a completare il suo percorso di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare nel 2024. La sua carriera medica ha preso avvio tra speranze e sogni, ma nel 2019 ha dovuto affrontare un duro colpo: l’insorgere di problematiche di salute di cui ancora non è stata trovata una diagnosi definitiva. Nonostante la situazione difficile, Valentina ha accolto con entusiasmo la possibilità di leggere il Giuramento di Ippocrate, sentendo il peso e il significato di un rito che segna l’ingresso formale nel mondo della medicina.
Essere chiamata a prestare giuramento in un contesto così significativo non è solo un onore, ma rappresenta anche un’opportunità per ribadire la sua dedizione alla professione medica. La scienza medica non è semplicemente un lavoro per Valentina, ma una vera e propria missione che ha scelto di abbracciare con tutte le sue forze. La dottoressa, commossa dalle emozioni di quel giorno, ha dichiarato di vivere la professione come qualcosa di intrinsecamente legato alla propria identità. “Non si fa il medico, lo si è”, ha affermato, enfatizzando come il Giuramento simboleggi una responsabilità che va ben oltre il proprio ruolo professionale.
Valentina non ha ancora ricevuto una diagnosi per i suoi problemi di salute, eppure affronta ogni giorno la sua condizione con una grinta ammirevole. I viaggi negli ospedali e le comunicazioni con esperti del settore sono stati innumerevoli, ma nessuno è riuscito a fornirle una risposta concreta. Nonostante questo, il suo spirito di combattere è inarrestabile. “Non so cosa sto combattendo”, ha detto Valentina, “ma non mi arrenderò mai”. La sua determinazione è un faro di speranza, non solo per lei stessa, ma anche per tutti coloro che soffrono di malattie senza nome.
Il suo ruolo di dottoressa offre a Valentina una prospettiva unica. Si descrive come una “dottoressa e una paziente”, e questa duplice identità le consente di mantenere una connessione profonda con i suoi pazienti. “Ogni giorno incontro persone con le loro fragilità e paure”, ha affermato, sottolineando l’importanza di vedere il paziente come un individuo e non solo come un “caso”. La sua esperienza personale con la malattia le permette di comprendere meglio le emozioni e le incertezze che i pazienti affrontano.
Valentina ha fatto eco a una verità fondamentale: dietro ciascun camice bianco c’è una persona. Sottolineando l’importanza dell’umanità nelle cure mediche, ha invitato i suoi colleghi a non perdere mai di vista ciò che rappresentano per i pazienti. “Anche nei momenti di stress e difficoltà, un sorriso o una parola gentile possono fare la differenza”, ha detto. Questa visione umanitaria è parte integrante del suo approccio alla medicina e al rapporto con i pazienti.
La fede in Dio rappresenta per Valentina una fonte di forza in questo percorso difficile, aiutandola a mantenere la speranza e il coraggio anche nei momenti più bui. È questa combinazione di umanità, professionalità e spiritualità che la guida nel suo lavoro e nella sua vita. Attraverso la lettura del Giuramento di Ippocrate, Valentina non solo ha onorato la sua professione, ma ha anche ispirato tutti coloro che erano presenti a riflettere sull’importanza di mantenere un approccio umano nella medicina. La sua storia è un esempio di come anche di fronte alle avversità, sia possibile portare avanti una missione con dedizione e sensibilità.