Nell’ambito delle competizioni veliche, il Vendée Globe rappresenta una delle sfide più estreme e avvincenti al mondo. I velisti oceanici, impegnati in questa decima edizione della regata, affrontano non solo la solitudine degli oceani, ma anche le inquietanti condizioni meteorologiche. Questo evento, che ha visto la partenza da Les Sables d’Olonne davanti a una folla di circa 300.000 persone, costituisce un’opportunità unica per gli atleti, che possono sfruttare i cambiamenti climatici attuali a loro favore.
Il funzionamento della regata Vendée Globe
Il Vendée Globe è una regata in solitaria, senza scalo e senza assistenza, che si svolge su imbarcazioni di classe Imoca 60. Questi yacht, dotati di foil, sono progettati per affrontare le turbolenze degli oceani e le ondulazioni del mare aperto. A differenza delle regate tradizionali, i velisti oceanici devono navigare in climi estremi, alle alte latitudini tra i 40 e i 50 gradi. In questa competizione, i partecipanti non evitano le tempeste; al contrario, le ricercano attivamente. L’approccio strategico implica il cercare zone di depressione, poiché queste aree offrono opportunità di navigazione accelerata. Gli yacht sono quindi progettati per resistere a condizioni oceaniche avverse, ma devono anche essere leggeri per aumentare la velocità. L’avventura, pur essendo estrema e spaventosa, è anche un’opportunità senza pari per gli atleti di dimostrare le loro abilità e resistenza.
Il record straordinario di Nicolas Lunven
Nicolas Lunven, a bordo dell’imbarcazione Holcim PRB, ha recentemente fatto notizia per aver stabilito un nuovo record sugli Imoca. Con una prestazione impressionante, Lunven ha coperto 546,6 miglia in sole 24 ore, superando di 6 miglia il precedente record di Thomas Ruyant. La sua strategia ha richiesto una scelta audace della rotta, dirigendosi a ovest-nord ovest, a differenza degli altri concorrenti. Questo approccio inizialmente lo ha posizionato in penultima posizione, complicato da un inconveniente che ha richiesto la sua attenzione durante la notte. Tuttavia, una volta trovata la corretta pressione del vento, Lunven è riuscito a rimanere sulla cresta dell’onda, risalendo rapidamente la classifica fino a raggiungere il quarto posto. La sua straordinaria rimonta è stata una dimostrazione di abilità e intuito navigazionale, che ha reso la competizione ancora più affascinante.
Anche l’unico italiano in gara, Giancarlo Pedote, ha fatto progressi notevoli, partendo venticinquesimo e successivamente raggiungendo la quarta posizione geografica. Tuttavia, nella classifica reale, continua a mantenere una posizione attorno alla quindicesima. Entrambi i velisti rappresentano l’eccellenza nelle competizioni oceaniche, evidenziando come la strategia e la coraggiosa ricerca del vento possano portare a risultati straordinari.
La storicità del Vendée Globe e l’eredità di Sir Peter Blake
La ricerca di condizioni tempestose per aumentare la velocità non è una novità nel mondo della vela. Un pioniere di questa strategia fu Sir Peter Blake, che nel 1994 realizzò un’epocale impresa durante il Trofeo Jules Verne, circumnavigando il globo a bordo del catamarano Enza New Zealand. Blake e il suo equipaggio, tra cui un altro grande della vela, Sir Robin Knox-Johnston, affrontarono sfide incredibili, giungendo a completare il giro del mondo in meno di 75 giorni, affrontando addirittura una tempesta paragonabile a un uragano. L’impresa di Blake ha segnato un’epoca nella vela, aprendo la strada a nuove tecniche e strategie che oggi sono standard nel campo delle regate oceaniche.
La carriera di Blake è stata troncata tragicamente nel 2000, quando fu assassinato nella sua imbarcazione a scopo scientifico in Amazzonia. La sua eredità, tuttavia, vive nel dinamismo del Vendée Globe e nel coraggio di velisti come Nicolas Lunven e Giancarlo Pedote, che continuano a seguire le orme di grandi leggende del mare.
La strategia dei velisti negli oceani
I regatanti del Vendée Globe applicano oggi strategie sofisticate per massimizzare la loro velocità e efficienza. “Surfing” davanti alle depressioni diventa una strategia decisiva; le imbarcazioni, viaggiando a velocità di circa 30 nodi, possono rimanere davanti a questi fenomeni atmosferici per trarne vantaggio. Secondo Gianni Bianchini, esperto in rotte e strategie, questa tattica è diventata possibile grazie alle moderne tecnologie navali, che consentono di navigare a velocità elevate senza subire danni. Tuttavia, la navigazione in condizioni così estreme comporta intrinsecamente dei rischi. Ogni velista deve bilanciare il desiderio di velocità con il rischio di rotture, creando un costante stato di allerta durante la competizione. La gestione del rischio è fondamentale per il successo e la sopravvivenza in tale contesto.
Le sfide e le opportunità presentate dalle depressioni nelle acque degli oceani meridionali, dove le tempeste possono muoversi liberamente, sono determinanti nel delineare i destini dei partecipanti alla regata. Confrontarsi con elementi così imponenti e imprevedibili richiede non solo abilità di navigazione, ma anche un’astuzia strategica sovrumana, dove ottenere il massimo vantaggio può significare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.